è la giunta di Giuliano Pisapia.
me l'avessero detto 3 mesi fa non ci avrei creduto: donne in prima fila e i partiti "al servizio", in un cambiamento collettivo che non potrà essere "locale".
il vento ha soffiato forte in tutto il Paese, e nulla potrà più tornare ad essere come prima.
"Milano libera tutti" si è letto, e qualcosa c'è di vero c'è se "persino" Milano dice basta, come la racchia che si accorge forse un po' tardi di essere stata fregata.
la ex "capitale morale d'Italia" era diventata negli ultimi 20 anni un guazzabuglio di privilegi arido come l'ultima capocomitiva Mestizia Moratti (ma non dimentichiamo il suo predecessore, del genere squallido forte). mi faceva vergognare che Milano fosse esempio e paradigma del peggio, e temuta o invidiata per questo.
ora invece fa effetto che risentire parlare di politica nei bar e per le strade, sembra di vedere più sorrisi e meno prepotenza, si ritrovano amici e si fanno progetti, abbiamo smesso di sentirci monadi isolate con 4 sfigati come noi*.
è incredibile, siamo la maggioranza, anche se è una maggioranza imprevista con un mare di umanità varie, non ben classificabili per età, per censo o altro. c'è la sinistra giovane e web, arricchita dell'approvazione della borghesia o dell'imprenditorialità oneste e dalla tenacia di una comunità cattolica che non si riconosce in Comunione e Fatturazione. molti vorrebbero "fare qualcosa" e nasce un'urgenza civica. il tutto molto luterano, "alla milanese": senza troppa fretta perché si deve fare bene.
tutti si prendono molto sul serio eppure ci scherzano sopra. tutti ricordano le parole di Giuliano Pisapia quando ha parlato in piazza del Duomo appena eletto: "non lasciatemi solo". we won't. e il risultato di ben 9 referendum in città (!) aiuta: apre la strada ad un modo d'intendere la vita comune (più mezzi pubblici, più verde).
farà notizia che per la prima volta il Sindaco di Milano offre il patrocinio al Gay Pride, nella città che con gli omosessuali ha fatto i soldi ma li preferiva faccendieri, cretine o maniaci sessuali nei locali chiusi. abbiamo resistito con dignità al disprezzo e all'indifferenza, come ha detto con stima Giuliano quando ha incontrato la comunità glbt xyz qualche mese fa (l'unico che ha accettato l'invito di "Milano siamo anche noi") e ci ha chiesto il voto.
oggi io mi sento un cittadino. ed è un percorso totalmente nuovo, nel riabituarsi collettivo all'interesse pubblico e al rispetto delle regole (la sfida sarà farle rispettare agli strafottenti). forse riusciremo anche in imprese impossibili: ad esempio capire a cosa servono i Vigili Urbani (negli ultimi anni trasformati in pistoleri ma assenti quando si rompeva un semaforo). oppure come fare bene la raccolta differenziata senza buttare via quasi tutto nell'indifferenziato. così forse i nuovi italiani potranno vedere che qui non vige la legge del più forte o del più furbo.
Milano può tornare ad essere la città "prima fai il tuo dovere, poi chiedi (e pretendi che siano rispettati) i tuoi diritti". è la città che ti accetta perché lavori. città aperta e giusta, senza possibilità di separare i 2 aggettivi. e dobbiamo aiutare come possiamo, è il miglior regalo che possiamo fare alla fatica dei nostri padri - guarda caso- nel 150° dell'Unità d'Italia.
insomma mi sembra di vivere in un posto davvero interessante del pianeta.
* me lo predisse qualche mese fa Luisa Muraro (donna per me importantissima, femminista con la parola magica). presentata da un'amica in una sera di mio scoramento, mi disse "non perdere la speranza, nulla va perduto, c'è il fiume carsico"... che è arrivato, anzi si è rivelato essere uno tsunami morale.
venerdì 17 giugno 2011
mercoledì 15 giugno 2011
NO AL TERRONISMO. UN PUNTO DI VISTA MILANESE ATTRAVERSO I VAPORI DI UN BAGNO TURCO.
siccome ha vinto Pisapia ovvero la gentilezza pragmatica milanese e quando mi vinco mi sto sul cazzo da solo, e soprattutto non c'è mai troppo tempo da perdere, faccio un brutto lavoro. pulire sotto i letti non piace ma si deve fare, ogni tanto.
e passo a un lato B del progressista lombardo, ossia di chi capisce le ragioni profonde della Lega Nord. la vuole combattere e cancellare dalla faccia della Terra (o respingerla in Brianza) ma capisce che le ragioni ci sono.
leggo su La Repubblica di oggi che i leghisti non voglio più insegnanti meridionali nelle scuole del nord... fammi leggere bene. in realtà vogliono premiare gli insegnanti che restano a lavorare vicino a casa. perché no? perché no.
a parte la totale demenza de Albero degli Zoccoli che non fa venir in mente a questi trogloditi camuni di premiare un insegnante inglese o spagnolo o africano!!! per lavorare qui (semplicemente perché pensano di non essere all'altezza)... qualcosa mi si agita dentro. penso che in effetti ci sono tanti ragazze e ragazzi del Sud disposti a fare strada e venire a Milano per lavorare. poverini? non credo, viaggiare è anche uno stimolo. certo, se si fermano qui mi fanno pena, anzi non li voglio.
a giudicare dal tenore medio dei discorsi di tante ragazze e ragazzi acefali nel bagno turco della mia palestra, molti scappano dal paesello -funestato dalla famiglia, dal prete, dalla mafia, dalla disoccupazione, dallo sguardo castrante dei vicini etc etc- per venire qui (facendo spreco dei soldi dei genitori) e arenarsi negli happy hour (dopo molti dei quali la tua salute sarà per sempre irrimediabilmente rovinata) o vivere -con lo stipendio di un misero call center o di altro lavoro dove i soldi sono del tipo "tutti e subito" manco fossero rumeni. NON MI VA BENE.
l'altro giorno ho sentito proprio il discorso tra due sceme che -finita la scuola. potevano tornare a casa a mangiare la burratina (sic), a fine luglio perché poi arriva il casino. il discorso è poi continuato con la prova costume, un giro da Zara o H&M (naturalmente nel bagno turco si dovrebbe osservare il silenzio).
ho pensato "sono queste qui le maestre dei nostri figli?". al meno fossero lesbiche (o gay) e mettessero in scena l'amore dello stesso stesso nelle scuole elementari e medie pubbliche (ma non mi sembra si possa). no, vengono qui a svernare in attesa di un domani che non si sa, e forse non importa neppure... uè, non ci sono più neanche i meridionali di una volta!
propongo: paghiamo loro il supplemento e mandiamoli da un'altra parte. forza!
io sono cresciuto sentendomi europeo, e ho dovuto lottare per imparare altre lingue e aprirmi la testa altre culture e punti di vista. continuo a farlo con piacere.
se devo pensare che i miei bambini li debbano educare gli espatriati col centimetro, forse no.
e passo a un lato B del progressista lombardo, ossia di chi capisce le ragioni profonde della Lega Nord. la vuole combattere e cancellare dalla faccia della Terra (o respingerla in Brianza) ma capisce che le ragioni ci sono.
leggo su La Repubblica di oggi che i leghisti non voglio più insegnanti meridionali nelle scuole del nord... fammi leggere bene. in realtà vogliono premiare gli insegnanti che restano a lavorare vicino a casa. perché no? perché no.
a parte la totale demenza de Albero degli Zoccoli che non fa venir in mente a questi trogloditi camuni di premiare un insegnante inglese o spagnolo o africano!!! per lavorare qui (semplicemente perché pensano di non essere all'altezza)... qualcosa mi si agita dentro. penso che in effetti ci sono tanti ragazze e ragazzi del Sud disposti a fare strada e venire a Milano per lavorare. poverini? non credo, viaggiare è anche uno stimolo. certo, se si fermano qui mi fanno pena, anzi non li voglio.
a giudicare dal tenore medio dei discorsi di tante ragazze e ragazzi acefali nel bagno turco della mia palestra, molti scappano dal paesello -funestato dalla famiglia, dal prete, dalla mafia, dalla disoccupazione, dallo sguardo castrante dei vicini etc etc- per venire qui (facendo spreco dei soldi dei genitori) e arenarsi negli happy hour (dopo molti dei quali la tua salute sarà per sempre irrimediabilmente rovinata) o vivere -con lo stipendio di un misero call center o di altro lavoro dove i soldi sono del tipo "tutti e subito" manco fossero rumeni. NON MI VA BENE.
l'altro giorno ho sentito proprio il discorso tra due sceme che -finita la scuola. potevano tornare a casa a mangiare la burratina (sic), a fine luglio perché poi arriva il casino. il discorso è poi continuato con la prova costume, un giro da Zara o H&M (naturalmente nel bagno turco si dovrebbe osservare il silenzio).
ho pensato "sono queste qui le maestre dei nostri figli?". al meno fossero lesbiche (o gay) e mettessero in scena l'amore dello stesso stesso nelle scuole elementari e medie pubbliche (ma non mi sembra si possa). no, vengono qui a svernare in attesa di un domani che non si sa, e forse non importa neppure... uè, non ci sono più neanche i meridionali di una volta!
propongo: paghiamo loro il supplemento e mandiamoli da un'altra parte. forza!
io sono cresciuto sentendomi europeo, e ho dovuto lottare per imparare altre lingue e aprirmi la testa altre culture e punti di vista. continuo a farlo con piacere.
se devo pensare che i miei bambini li debbano educare gli espatriati col centimetro, forse no.
giovedì 2 giugno 2011
... E LA MILANO VERA.
i pubblicitari e le Pubbliche Relazioni, la gente che si occupa di eventi o di internet: una marea di psicotici e bugiardi egoriferiti (ne faccio parte, perciò parlo). queste però sono anche le doti "aspirational" su cui la destra ha fatto leva e che erano diventate un "valore" per stabilire la vergogna di esser povero o esser se stesso che ha sancito il primato di Berlusconi e distrutto la Milano buona (calvinista, cattolica, comunista, pragmatica, sgobbona o ingenua che sia), con la benedizione di D'Alema e di chi lavorava per il Vecchio Ritoccato. dunque fare la comunicazione per Pisapia era come un corso di buona educazione con il surf sulle onde.
ma finalmente li abbiamo fregati, ed è successo QUI a Milano, e posso scriverne. la strategia della finzione (ottima sintesi!, non mia) è crollata. possiamo provare provare a (ri)costruire una Milano e un'Italia civile.
persone come Paola Giulietti e com.unico che hanno tenuto la barra (ho vergogna a scriverlo, conoscendo il pudore della mia amica de toda la vida). devo però farlo perché lo penso dai primi giorni della campagna, vedendo come faceva leva sulla profonda umanità e "imperfezione" di Giuliano (con quel dente un po' storto visibile, segno dell'uomo che ascolta e sa sorridere). e ho notato come in seguito non si accettava MAI la sfida al litigio (che avrebbe trasformato il tutto in una rissa da stadio), spostando l'asse tematico e valoriale sul vento (che fischia - ispira - libera l'aria a purifica E CAMBIA) o sulla forza gentile (Pisapia parolificato, per chiunque lo ha visto di persona).
in comunicazione il merito non è MAI solo del pubblicitario ma anche e prima di tutto del prodotto o servizio. in politica questo "prodotto" è lo spirito: per questo i pubblicitari attenti ai premi del festival di Cannes o di Paderno Dugnano con la politica non s'incontrano quasi mai. e la Giulietti invece sta bene nella mia galleria con Jacques Seguela (Mitterand) o i Saatchi (anche se per la Thatcher) o Shepard Fairey (per Obama) con le dovute distanze e differenze.
nel multimedia e nell'inquinamento d'informazione che ci circonda s'interpreta la società, si deve tenere la barra e si segnalano le vie di reazione ai 20 milioni di euo (!!!) della poco signora Mestizia Moratti. così in un mare di arancio e d'ironia decostruzionista (alimentata dai più giovani, a loro vogliamo lasciare tutto) sono per sempre finiti i concerti di Bryan Ferry (poveretto) che avevano come pubblico 4 ragazzine/i tamarri di Quarto Oggiaro che ballavano con le collanine fluo (comparse pagate) o l'invasione di volantinatori a Orticola che regalavano mele o rose (comparse pagate) o i finti zingari, insomma tutta la m umana di Berlusconia.
se qualcuno ha rimesso insieme la Milano che vale, in nome del vento (e del doppio arcobaleno)... GRAZIE. grazie Paola.
aneddoti.
* tensione pre-risultati. la mia amica Giusi che era tornata a Milano da Barcellona per votare passa da casa mia, ritira la t-shirt cult di Mangoni e mi porta a conoscere una sua amica che abita a 50 metri da me (!!!) che ospita un ragazzo libanese di passaggio che vive anche lui a Barcellona, Miguel chee parla un numero di lingue inimmaginabile. passiamo un'ora a parlare bene (e anche male) di Italia, Catalogna e Spagna, di politici e indignati, di occidente e mondo arabo che tanto diverso da noi NON è. miracolo arancione #1.
* sul tram 14 che ci portava a festeggiare in piazza Duomo lunedì 30 c'è una ragazza che sventola la mano (vedendomi arancionato) e abbiamo poi fatto dibattito sul tram con uomo vestito da executive, sciura con la borsa della spesa e altri. la ragazza era Cecile, la scrutatrice che il giorno prima non sorrideva ed era poco entusiasta di stringere la mano a Berlusconi che votava e lui l'aveva sgridata. attenzione, mica conoscevo Cecile: miracolo arancione #2.
* ore 19, sempre di lunedì. all'Arci Gay Andrea Pini presentava "Quando Eravamo Froci" un libro bellissimo sulle mutazioni dell'ignoranza e del pregiudizio verso gli amori non classificati che cataloghiamo soto la voce "omosessualità". insieme a lui c'erano Corrado Levi, Gianni Rossi Barilli, Giovanni Dall'Orto... per dare una mano ai giovani dell'Arci Gay e dell'Università Statale a riprendere la parola. quando il ragazzo che introduceva il dibattito ha avuto esitazione nel sottolineare che la coincidenza era magica con il giorno che "aveva vinto... ", Corrado e poi io abbamo detto "dillo! ha vinto la sinistra ... e non sei omosessuale sei cittadino!" miracolo arancione #4.
* al dibattito sono arrivato col tram 27 dove una signora un po' tonta parlava al telefonino a voce alta, confondendo - con chi parlava all'altro capo della linea - la parola "lezioni" con "elezioni". tutti ridevano della sua invadenza (urlava): ma anche in questo senso vedevo una bonarietà particolare tornare a Milano. la tipa era matta e chiassosa ma tutti ne ridevano. a un certo punto il tramviere parte a fischiettare "Bella ciao". incredibile. miracolo arancione #3.
* piazza Duomo dalle 17 in poi di lunedì 30 non si svuota mai, anzi. si riempie di continuo, solo scende di continuo l'età media dei partecipanti alla festa per Pisapia sindaco. tanta gente, di tutte le età e tutti i tipi, apparentemente estinti. quasi tutti molto educati e composti, insomma milanesi. dov'erano finiti, mi chiedo? forse è finita la farsa, si è rotto lo specchio menzognero. miracolo arancione #5.
* 0re 23.40 sul tram che ci riporta a casa troviamo due giovanissimi, e il maschietto chiede a Claudio se gli regala la trombetta. Claudio risponde NO, e l'altro "dai...". Claudio "NO". il ragazzino "perché?", e Claudio "se no la usi qui sul tram...". il ragazzino "cosa c'è di male, qui sono tutti addormentati e magari si svegliano...". la sorellina dà ragione a Claudio, spiega che il tipo è difficile da controllare, che lei ha 14 anni (!!!) ma lui solo 10, poi va avanti a spiegare che la gente va svegliata parlando, non suonando le trombe. che lei ama il modo, parla già 7 lingue (mi ricordo rumeno, rom, italiano, spagnolo, inglese e indiano). le chiedo "...indiano? e perché?" mi risponde "non lo so, piace, mi interessa, è magico ma posso impararlo solo vedendo i film registrati perché qui si parla poco. appena sale uno che sembra indiano sul tram provo a parlare". in quel momento sale un signore di colore e lei si rivolge a lui in inglese, come a dimostrarlo, ma lui scostante rifiuta e lei continua in spagnolo. lui risponde sorridendo: è di Cuba, lavora all'università e insegna non so che. lei "ah Cuba, el mar... que bonito.. que lindo!!!"
scendo dal tram augurandole "suerte" con il gimme five, buona fortuna soprattutto col fratellino a cui regaliamo finalmente il clacson portatile. è ZINGAROPOLI davvero, ed è il futuro. se i nostri adolescenti non si svegliano, questi hanno il mondo in mano. miracolo arancione #6.
* mi sveglio il mattino dopo, non mi sento più in un posto estraneo. miracolo arancione #7.
ma finalmente li abbiamo fregati, ed è successo QUI a Milano, e posso scriverne. la strategia della finzione (ottima sintesi!, non mia) è crollata. possiamo provare provare a (ri)costruire una Milano e un'Italia civile.
persone come Paola Giulietti e com.unico che hanno tenuto la barra (ho vergogna a scriverlo, conoscendo il pudore della mia amica de toda la vida). devo però farlo perché lo penso dai primi giorni della campagna, vedendo come faceva leva sulla profonda umanità e "imperfezione" di Giuliano (con quel dente un po' storto visibile, segno dell'uomo che ascolta e sa sorridere). e ho notato come in seguito non si accettava MAI la sfida al litigio (che avrebbe trasformato il tutto in una rissa da stadio), spostando l'asse tematico e valoriale sul vento (che fischia - ispira - libera l'aria a purifica E CAMBIA) o sulla forza gentile (Pisapia parolificato, per chiunque lo ha visto di persona).
in comunicazione il merito non è MAI solo del pubblicitario ma anche e prima di tutto del prodotto o servizio. in politica questo "prodotto" è lo spirito: per questo i pubblicitari attenti ai premi del festival di Cannes o di Paderno Dugnano con la politica non s'incontrano quasi mai. e la Giulietti invece sta bene nella mia galleria con Jacques Seguela (Mitterand) o i Saatchi (anche se per la Thatcher) o Shepard Fairey (per Obama) con le dovute distanze e differenze.
nel multimedia e nell'inquinamento d'informazione che ci circonda s'interpreta la società, si deve tenere la barra e si segnalano le vie di reazione ai 20 milioni di euo (!!!) della poco signora Mestizia Moratti. così in un mare di arancio e d'ironia decostruzionista (alimentata dai più giovani, a loro vogliamo lasciare tutto) sono per sempre finiti i concerti di Bryan Ferry (poveretto) che avevano come pubblico 4 ragazzine/i tamarri di Quarto Oggiaro che ballavano con le collanine fluo (comparse pagate) o l'invasione di volantinatori a Orticola che regalavano mele o rose (comparse pagate) o i finti zingari, insomma tutta la m umana di Berlusconia.
se qualcuno ha rimesso insieme la Milano che vale, in nome del vento (e del doppio arcobaleno)... GRAZIE. grazie Paola.
aneddoti.
* tensione pre-risultati. la mia amica Giusi che era tornata a Milano da Barcellona per votare passa da casa mia, ritira la t-shirt cult di Mangoni e mi porta a conoscere una sua amica che abita a 50 metri da me (!!!) che ospita un ragazzo libanese di passaggio che vive anche lui a Barcellona, Miguel chee parla un numero di lingue inimmaginabile. passiamo un'ora a parlare bene (e anche male) di Italia, Catalogna e Spagna, di politici e indignati, di occidente e mondo arabo che tanto diverso da noi NON è. miracolo arancione #1.
* sul tram 14 che ci portava a festeggiare in piazza Duomo lunedì 30 c'è una ragazza che sventola la mano (vedendomi arancionato) e abbiamo poi fatto dibattito sul tram con uomo vestito da executive, sciura con la borsa della spesa e altri. la ragazza era Cecile, la scrutatrice che il giorno prima non sorrideva ed era poco entusiasta di stringere la mano a Berlusconi che votava e lui l'aveva sgridata. attenzione, mica conoscevo Cecile: miracolo arancione #2.
* ore 19, sempre di lunedì. all'Arci Gay Andrea Pini presentava "Quando Eravamo Froci" un libro bellissimo sulle mutazioni dell'ignoranza e del pregiudizio verso gli amori non classificati che cataloghiamo soto la voce "omosessualità". insieme a lui c'erano Corrado Levi, Gianni Rossi Barilli, Giovanni Dall'Orto... per dare una mano ai giovani dell'Arci Gay e dell'Università Statale a riprendere la parola. quando il ragazzo che introduceva il dibattito ha avuto esitazione nel sottolineare che la coincidenza era magica con il giorno che "aveva vinto... ", Corrado e poi io abbamo detto "dillo! ha vinto la sinistra ... e non sei omosessuale sei cittadino!" miracolo arancione #4.
* al dibattito sono arrivato col tram 27 dove una signora un po' tonta parlava al telefonino a voce alta, confondendo - con chi parlava all'altro capo della linea - la parola "lezioni" con "elezioni". tutti ridevano della sua invadenza (urlava): ma anche in questo senso vedevo una bonarietà particolare tornare a Milano. la tipa era matta e chiassosa ma tutti ne ridevano. a un certo punto il tramviere parte a fischiettare "Bella ciao". incredibile. miracolo arancione #3.
* piazza Duomo dalle 17 in poi di lunedì 30 non si svuota mai, anzi. si riempie di continuo, solo scende di continuo l'età media dei partecipanti alla festa per Pisapia sindaco. tanta gente, di tutte le età e tutti i tipi, apparentemente estinti. quasi tutti molto educati e composti, insomma milanesi. dov'erano finiti, mi chiedo? forse è finita la farsa, si è rotto lo specchio menzognero. miracolo arancione #5.
* 0re 23.40 sul tram che ci riporta a casa troviamo due giovanissimi, e il maschietto chiede a Claudio se gli regala la trombetta. Claudio risponde NO, e l'altro "dai...". Claudio "NO". il ragazzino "perché?", e Claudio "se no la usi qui sul tram...". il ragazzino "cosa c'è di male, qui sono tutti addormentati e magari si svegliano...". la sorellina dà ragione a Claudio, spiega che il tipo è difficile da controllare, che lei ha 14 anni (!!!) ma lui solo 10, poi va avanti a spiegare che la gente va svegliata parlando, non suonando le trombe. che lei ama il modo, parla già 7 lingue (mi ricordo rumeno, rom, italiano, spagnolo, inglese e indiano). le chiedo "...indiano? e perché?" mi risponde "non lo so, piace, mi interessa, è magico ma posso impararlo solo vedendo i film registrati perché qui si parla poco. appena sale uno che sembra indiano sul tram provo a parlare". in quel momento sale un signore di colore e lei si rivolge a lui in inglese, come a dimostrarlo, ma lui scostante rifiuta e lei continua in spagnolo. lui risponde sorridendo: è di Cuba, lavora all'università e insegna non so che. lei "ah Cuba, el mar... que bonito.. que lindo!!!"
scendo dal tram augurandole "suerte" con il gimme five, buona fortuna soprattutto col fratellino a cui regaliamo finalmente il clacson portatile. è ZINGAROPOLI davvero, ed è il futuro. se i nostri adolescenti non si svegliano, questi hanno il mondo in mano. miracolo arancione #6.
* mi sveglio il mattino dopo, non mi sento più in un posto estraneo. miracolo arancione #7.
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