straordinario lavoro di baracksdubs, vorrei averlo fatto io. sviluppa e gioca con l'affettuosa affermazione del Presidente degli Stati Uniti: considera leader della causa LGBT XYZ Miss Germanotta, ossia Lady Gaga.
domenica 29 gennaio 2012
giovedì 26 gennaio 2012
FASHION BOMBS.
interessante querelle con sorpresa (per me). leggo che su Elle France è comparso un articolo. diceva, più o meno, che la presenza elegante degli Obama alla Casa Bianca, "autorizzava" e spingeva all'emulazione chic la comunità afroamericana, facendole superare l'obbligo allo streetwear come qualifica d'eleganza. bene, è scoppiato il finimondo: quel che a me sembrava una sottolineatura di cattivo gusto, chic maldestro finito in maleducazione - ma perdonabile - ha mandato fuori dai gangheri molti.
per me è stata l'occasione di una lezione di vita, che voglio condividere. il clic è stato quando ho letto su Fashion Bomb Daily il commento tagliente di una giornalista, Claire Sulmers: "ecco cosa succede quando non hai gente di colore in redazione".
elegantissimo come un colpo di spazzola, come un magico scatto con la testa di Raffaella Carrà negli anni '70. "Dear Magazines: This is what happens when there are no black people on staff. It’s really crazy to think this woman believed black people, particularly African Americans, didn’t start ‘dressing up’ until Michelle Obama. This poor journalist clearly didn’t do any research at all; didn’t see the impact of the Supremes and Diana Ross in the 50′s, 60′s, and 70′s (...). We are not one monolithic group to be written about like zoo animals."
Claire mi ha fatto sentire un lumbard provinciale, uno sprovveduto. E mi ha confermato la potenza d'intelligenza delle donne. ho scoperto poi -celebrazione su celebrazione- che tipo è la Claire, che sfoggia una B.A. magna cum laude with highest honors in Romance Languages and Literatures and African-American studies from Harvard University.
uomo avvisato mezzo salvato. e grazie, Claire.
Elle ha rimosso l'articolo dal web. Oups.
venerdì 6 gennaio 2012
MEET THE ROSES.
voglio raccontare una storia piccola, qualcosa che è successo e continua a farmi pensare.
giovedì 5 gennaio sera, ore 19 circa. Milano. freddo vero, aspetto il tram 14 alla fermata di piazzale Resistenza Partigiana. è l'ultima sera di lavoro, il rientro a casa dal lavoro prima del grande ponte dell'Epifania. si avvicina una ragazzo giovane (sotto i 30, poteva essere indiano o pachistano) che vende le rose. naturalmente non mi servono rose, ed ero anche impegnato a mettere a posto il mio iPhone. però lo guardo negli occhi e sorrido. penso anche sia bello. non è il mio tipo o che... ma colpisce. per il suo gruppo etnico (corporatura minuta e piccolo di statura) è molto bello, dignitoso, persino stiloso nella sua educazione.
non so come attacca discorso e mi dice molto naturalmente, come fossi un amico e stesse confermandomelo, che è del Bangla Desh. siccome non posso troncare lì (sta parlandomi) e non distolgo l'attenzione, tenta di vendermi la rosa. dice senza patetismo, in tono molto neutro "eh, ho bisogno anch'io di mangiare il pane. prendine una. per la tua ragazza. ragazza." e per vincere la mia indifferenza (avevo una faccia tipo "boh"), continua gentile "non hai una ragazza?".
ci penso su un attimo, mi rendo conto che questa è un'occasione di vero incontro (sguardo negli occhi = interesse reciproco) tra persone con 2 storie e vite diversissime. dice bene Antonella, la mia Dottoressa, non serve integrazione ma interazione.
rispondo con altrettanto tono neutro, come se niente fosse e come se lui fosse mio amico "no ragazza. ragazzo" (dunque la rosa non mi serve). lui riflette un attimo dondolando la testa come fanno le persone di quell'area geografica per esprimere un "sto ragionando" (tipo Peter Sellers in Hollywood Party, per intenderci). mi guarda e io ripeto "no ragazza, ragazzo". lui capisce che il romanticismo non è il punto "ah, ragazzo". e d'un colpo "ma... sei gay?". io sorridendo "sì". pausa. scuote la testa e senza moralismo commenta scuotendo la testa "ma come mai a Milano così tanti gay?". io, l'ingenuo "tanti?". "sì, siete tanti. anche in Bangla Desh, ma qui di più. anche mia sorella... (e non capisco bene cosa dice) ...è un problema. siete tutti gay."
a questo punto si ferma, guarda il mazzo di rose rose nelle sue mani. educato e deciso ne sceglie, una dopo l'altra, 3 (ha deciso lui il numero). mi guarda e dice "sono le migliori. queste gliele porti, ma mi dai qualcosa perché anche io devo mangiare il pane. e decidi tu quanto". prendo 5 euro, gli chiedo se il prezzo è giusto, mi fa segno di sì. se ne va, io salgo sul 14 pieno come un uovo.
eccole qui, le rose arrivate a casa. troneggiano in cucina nella loro semplicità.
e a guardarle, sembra che ridano di salute.
naturalmente a Claudio sono piaciute tantissimo e spero durino a lungo.
le rose sono il frutto dell'amore, della voglia di capirsi attraverso l'amore (come cantavano i Communards "there's more to love than boy meets girl").
giovedì 5 gennaio sera, ore 19 circa. Milano. freddo vero, aspetto il tram 14 alla fermata di piazzale Resistenza Partigiana. è l'ultima sera di lavoro, il rientro a casa dal lavoro prima del grande ponte dell'Epifania. si avvicina una ragazzo giovane (sotto i 30, poteva essere indiano o pachistano) che vende le rose. naturalmente non mi servono rose, ed ero anche impegnato a mettere a posto il mio iPhone. però lo guardo negli occhi e sorrido. penso anche sia bello. non è il mio tipo o che... ma colpisce. per il suo gruppo etnico (corporatura minuta e piccolo di statura) è molto bello, dignitoso, persino stiloso nella sua educazione.
non so come attacca discorso e mi dice molto naturalmente, come fossi un amico e stesse confermandomelo, che è del Bangla Desh. siccome non posso troncare lì (sta parlandomi) e non distolgo l'attenzione, tenta di vendermi la rosa. dice senza patetismo, in tono molto neutro "eh, ho bisogno anch'io di mangiare il pane. prendine una. per la tua ragazza. ragazza." e per vincere la mia indifferenza (avevo una faccia tipo "boh"), continua gentile "non hai una ragazza?".
ci penso su un attimo, mi rendo conto che questa è un'occasione di vero incontro (sguardo negli occhi = interesse reciproco) tra persone con 2 storie e vite diversissime. dice bene Antonella, la mia Dottoressa, non serve integrazione ma interazione.
rispondo con altrettanto tono neutro, come se niente fosse e come se lui fosse mio amico "no ragazza. ragazzo" (dunque la rosa non mi serve). lui riflette un attimo dondolando la testa come fanno le persone di quell'area geografica per esprimere un "sto ragionando" (tipo Peter Sellers in Hollywood Party, per intenderci). mi guarda e io ripeto "no ragazza, ragazzo". lui capisce che il romanticismo non è il punto "ah, ragazzo". e d'un colpo "ma... sei gay?". io sorridendo "sì". pausa. scuote la testa e senza moralismo commenta scuotendo la testa "ma come mai a Milano così tanti gay?". io, l'ingenuo "tanti?". "sì, siete tanti. anche in Bangla Desh, ma qui di più. anche mia sorella... (e non capisco bene cosa dice) ...è un problema. siete tutti gay."
a questo punto si ferma, guarda il mazzo di rose rose nelle sue mani. educato e deciso ne sceglie, una dopo l'altra, 3 (ha deciso lui il numero). mi guarda e dice "sono le migliori. queste gliele porti, ma mi dai qualcosa perché anche io devo mangiare il pane. e decidi tu quanto". prendo 5 euro, gli chiedo se il prezzo è giusto, mi fa segno di sì. se ne va, io salgo sul 14 pieno come un uovo.
eccole qui, le rose arrivate a casa. troneggiano in cucina nella loro semplicità.
e a guardarle, sembra che ridano di salute.
naturalmente a Claudio sono piaciute tantissimo e spero durino a lungo.
le rose sono il frutto dell'amore, della voglia di capirsi attraverso l'amore (come cantavano i Communards "there's more to love than boy meets girl").
mercoledì 4 gennaio 2012
NON C'È STATO ALCUN TIPO DI FESTEGGIAMENTO PRESSO PALAZZO CHIGI.
Sono senza parole, e non serve aggiungerne. Mi sembra di leggere un romanzo senza senso, per dare un senso bisogna pensare a un mix tra Buñuel e Alan Bennett. Una guerra tra lombardi, ma su cosa? Certo prendiamo nota di 2 stili di vita e 2 personaggi molto diversi. Né risolve la situazione il discreto umorismo del Professor Monti. Cos'è l'Italia? Riporto com'è l'articolo de La Repubblica.
Il senatore leghista, Roberto Calderoli (ansa)
ROMA - E' un attacco a tutto campo quello del Carroccio al governo Monti. L'ultima bordata arriva dall'ex ministro leghista, Roberto Calderoli. E riguarda voci di un presunto party a palazzo Chigi per la fine dell'anno: "Se corrispondesse al vero la notizia secondo cui la notte del 31 dicembre si sono tenuti festeggiamenti di natura privata per il nuovo anno a Palazzo Chigi - dice in un'interrogazione scritta al presidente del Consiglio - Monti dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni e chiedere scusa al paese e ai cittadini". L'esponente leghista domanda informazioni su "chi ha sostenuto gli oneri diretti e indiretti della serata". E pone un'altra serie di domande: "Se la festa avesse le caratteristiche di manifestazione istituzionale o di natura privata; quanti fossero gli invitati alla festa e a che titolo vi abbiano partecipato; se l'iniziativa sia stata effettivamente disposta dal presidente; se tra gli invitati figurassero anche le persone care al presidente; chi abbia sostenuto gli oneri, con particolare riferimento alla sicurezza e agli straordinari del personale addetto, e se gli stessi sono stati già corrisposti". L'interrogazione si conclude con un finale al veleno. Il senatore del Carroccio domanda "se non si ritiene inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare, in un momento di crisi come l'attuale, una festa utilizzando strutture e personale pubblici".
La risposta di Palazzo Chigi arriva con una nota, ed è molto dettagliata. "Non c'è stato alcun tipo di festeggiamento presso Palazzo Chigi, ma si è tenuta presso l'appartamento, residenza di servizio del presidente del Consiglio, una semplice cena di natura privata, dalle ore 20 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1 gennaio 2012, alla quale hanno partecipato: Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell'appartamento suddetto, nonchè quali invitati la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni. Tutti gli invitati alla cena, che hanno trascorso a Roma il periodo dal 27 dicembre al 2 gennaio, risiedevano all'Hotel Nazionale, ovviamente a loro spese. Gli oneri della serata sono stati sostenuti personalmente da Mario Monti, che, come l'interrogante ricorderà, ha rinunciato alle remunerazioni previste per le posizioni di presidente del Consiglio e di ministro dell'Economia e delle finanze". "Gli acquisti - prosegue la nota di Palazzo Chigi- sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie). La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti".
Ancora Palazzo Chigi: "Non vi è perciò stato alcun onere diretto o indiretto per spese di personale. Il presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l'Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente. Nel dare risposta al senatore Calderoli, il presidente Monti esprime la propria gratitudine per la richiesta di chiarimenti, poichè anche a suo parere sarebbe 'inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare una festa utilizzando strutture e personale pubblici'. Come risulta dalle circostanze di fatto sopra indicate, non si è trattato di 'una festa' organizzata 'utilizzando strutture e personale pubblici'. D'altronde il presidente Monti evita accuratamente di utilizzare mezzi dello Stato se non per ragioni strettamente legate all'esercizio delle sue funzioni, quali gli incontri con rappresentanti istituzionali o con membri di governo stranieri. Pertanto, il presidente, per raggiungere il proprio domicilio a Milano, utilizza il treno, a meno che non siano previsti la partenza o l'arrivo a Milano da un viaggio ufficiale".
Poco dopo arriva la controrisposta di Calderoli: "Come si dice in questi casi, la toppa è peggio del buco. La nota scritta diramata da Mario Monti rispetto alla mia interrogazione scritta su quanto avvenuto a Palazzo Chigi a fine anno conferma pienamente che c'è stata una festa privata, testimoniata dall'ampia partecipazione dei suoi parenti e congiunti e, indipendentemente dal lavoro che sarebbe stato svolto dalla signora Monti in cucina e nel servizio ai tavoli, ma verificheremo che non ci fossero davvero dei cuochi o dei camerieri, chiediamo al presidente Monti se sia al corrente di quanto costa tenere aperto Palazzo Chigi, con tutto il personale conseguente, incluso quello relativo alla sicurezza".
Il senatore leghista, Roberto Calderoli (ansa)
ROMA - E' un attacco a tutto campo quello del Carroccio al governo Monti. L'ultima bordata arriva dall'ex ministro leghista, Roberto Calderoli. E riguarda voci di un presunto party a palazzo Chigi per la fine dell'anno: "Se corrispondesse al vero la notizia secondo cui la notte del 31 dicembre si sono tenuti festeggiamenti di natura privata per il nuovo anno a Palazzo Chigi - dice in un'interrogazione scritta al presidente del Consiglio - Monti dovrebbe rassegnare immediatamente le dimissioni e chiedere scusa al paese e ai cittadini". L'esponente leghista domanda informazioni su "chi ha sostenuto gli oneri diretti e indiretti della serata". E pone un'altra serie di domande: "Se la festa avesse le caratteristiche di manifestazione istituzionale o di natura privata; quanti fossero gli invitati alla festa e a che titolo vi abbiano partecipato; se l'iniziativa sia stata effettivamente disposta dal presidente; se tra gli invitati figurassero anche le persone care al presidente; chi abbia sostenuto gli oneri, con particolare riferimento alla sicurezza e agli straordinari del personale addetto, e se gli stessi sono stati già corrisposti". L'interrogazione si conclude con un finale al veleno. Il senatore del Carroccio domanda "se non si ritiene inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare, in un momento di crisi come l'attuale, una festa utilizzando strutture e personale pubblici".
La risposta di Palazzo Chigi arriva con una nota, ed è molto dettagliata. "Non c'è stato alcun tipo di festeggiamento presso Palazzo Chigi, ma si è tenuta presso l'appartamento, residenza di servizio del presidente del Consiglio, una semplice cena di natura privata, dalle ore 20 del 31 dicembre 2011 alle ore 00.15 del 1 gennaio 2012, alla quale hanno partecipato: Mario Monti e la moglie, a titolo di residenti pro tempore nell'appartamento suddetto, nonchè quali invitati la figlia e il figlio, con i rispettivi coniugi, una sorella della signora Monti con il coniuge, quattro bambini, nipoti dei coniugi Monti, di età compresa tra un anno e mezzo e i sei anni. Tutti gli invitati alla cena, che hanno trascorso a Roma il periodo dal 27 dicembre al 2 gennaio, risiedevano all'Hotel Nazionale, ovviamente a loro spese. Gli oneri della serata sono stati sostenuti personalmente da Mario Monti, che, come l'interrogante ricorderà, ha rinunciato alle remunerazioni previste per le posizioni di presidente del Consiglio e di ministro dell'Economia e delle finanze". "Gli acquisti - prosegue la nota di Palazzo Chigi- sono stati effettuati dalla signora Monti a proprie spese presso alcuni negozi siti in Piazza Santa Emerenziana (tortellini e dolce) e in via Cola di Rienzo (cotechino e lenticchie). La cena è stata preparata e servita in tavola dalla signora Monti".
Ancora Palazzo Chigi: "Non vi è perciò stato alcun onere diretto o indiretto per spese di personale. Il presidente Monti non si sente tuttavia di escludere che, in relazione al numero relativamente elevato degli invitati (10 ospiti), possano esservi stati per l'Amministrazione di Palazzo Chigi oneri lievemente superiori a quelli abituali per quanto riguarda il consumo di energia elettrica, gas e acqua corrente. Nel dare risposta al senatore Calderoli, il presidente Monti esprime la propria gratitudine per la richiesta di chiarimenti, poichè anche a suo parere sarebbe 'inopportuno e offensivo verso i cittadini organizzare una festa utilizzando strutture e personale pubblici'. Come risulta dalle circostanze di fatto sopra indicate, non si è trattato di 'una festa' organizzata 'utilizzando strutture e personale pubblici'. D'altronde il presidente Monti evita accuratamente di utilizzare mezzi dello Stato se non per ragioni strettamente legate all'esercizio delle sue funzioni, quali gli incontri con rappresentanti istituzionali o con membri di governo stranieri. Pertanto, il presidente, per raggiungere il proprio domicilio a Milano, utilizza il treno, a meno che non siano previsti la partenza o l'arrivo a Milano da un viaggio ufficiale".
Poco dopo arriva la controrisposta di Calderoli: "Come si dice in questi casi, la toppa è peggio del buco. La nota scritta diramata da Mario Monti rispetto alla mia interrogazione scritta su quanto avvenuto a Palazzo Chigi a fine anno conferma pienamente che c'è stata una festa privata, testimoniata dall'ampia partecipazione dei suoi parenti e congiunti e, indipendentemente dal lavoro che sarebbe stato svolto dalla signora Monti in cucina e nel servizio ai tavoli, ma verificheremo che non ci fossero davvero dei cuochi o dei camerieri, chiediamo al presidente Monti se sia al corrente di quanto costa tenere aperto Palazzo Chigi, con tutto il personale conseguente, incluso quello relativo alla sicurezza".
Punto, a capo.
Perché esiste, come viene al mondo, da dove viene e come può diventare Senatore gente come Roberto Calderoli?
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