mercoledì 22 settembre 2010
CORRADO LEVI, 2010. <---- Quasi, autoamori di Johnny----> e <---- Una poesia ---->
Sono stato venerdì scorso all'inaugurazione di una personale di Corrado Levi, che termina così il suo periodo di riflessione a Marrakech (troppi nuovi ricchi? chissà) e torna tra noi. Difficile dire cosa sia per me - e per una o più generazioni - Corrado. Un maestro, un fratello maggiore, un amico, uno stimolo, un punto di paragone de toda la vida.
La sua intelligenza delle cose, inesorabile e imprendibile insieme, mi è comparsa per la prima volta tanti anni fa attraverso dispense delle tesi di laurea dei suoi studenti e del gruppo di lavoro "Dalle Cantine Frocie" alla facoltà di Architettura a Milano. Uno dei temi che - da giovane uomo - mi colpì e cambiò tutto era lo studio delle posizioni di vita nelle case famigliari e della mediocrità assoluta (impossibile) come metro mentale di misura del design dei mobili e degli oggetti. Le cose di tutti i giorni favorivano una prossemica e rispettavano una scala dei valori patriarcale che diventava la dittatura della (cosiddetta) normalità eterossuale, una dittatura che permea e informa di sé l'intera realtà fino quasi a non permetterti (senza accorgertene) di esistere veramente.
Corrado insegnava Composizione Architettonica 4 (se ricordo bene) ad Architettura Milano degli anni d'oro. E anzichè battagliare contro i contestatori, era uno di loro su un altro piano. Avevi quasi imparato tutto? Eri vicino alla laurea? Volevi fare l'architetto? Lui ti consigliava, ti correggeva e ti guidava in una scoperta e costruzione della qualità diversa della vita. Inutile dire, molti che nel tempo sono diventati miei amici avevano studiato con lui.
L'innnamoramento mio fu poi corrisposto: qualche anno dopo Corrado impazziva per una delle cose più belle che ho fatto in vita mia l'Altro Martedì (versione classic, quello dei primi anni).
E' stata la prima trasmissione radio gay d'Italia con grandi numeri d'ascolto, a Radio Popolare Milano. L'Altro Martedì - con una struttura a rubriche e servizi, come fosse un magazine audio - usava il linguaggio delle favelas omosessuali invisibili per costruire la rivalsa e tirare bordate non stop contro la cosiddetta normalità. Non si era per nulla infastidito se in un nostro radiodramma parodia Cunsciada De Pedra, c'era un personaggio che era un suo avatar, Corrida Levis che regalava jeans ai ragazzotti boni per conquistarli (se ricordo bene).
Il rapporto è continuato nel tempo, e l'Altro Martdì è diventato addirittura per un anno accademico materia di studio ed esame nel suo corso.
Dopo una prima lezione sul tema "La Notte" (ossia la capacità degli omosessuali di cambiare senso, nomi e destinazione d'uso ai luoghi della città di notte) l'entusiasmo portò gli studenti a chiedere per acclamazione una seconda lezione (che Corrado fissò subito) sul Parrucchierismo e il Poveradonnismo, ossia la lettura delle canzonette sguince come colonna sonora di un'esistenza che non poteva basarsi sui testi nobili della letteratura e della convenzione per dare un senso alla realtà.
Le canzoni della Mina, la Patty e la Berté (e decine altre) diventavano le miniere dove si estraeva un senso della vita altro, quello che si celebrava - per esempio - ogni sera ai Bastioni di Porta Venezia prima ancora che fosse importata la parola cruising (ma già si diceva battuage) o alla Nuova Idea (una discoteca vicino alla Stazione Garibaldi oggi distrutta per far spazio al cemento e avrebbe dovuto essere invece preservata, chessò, come la Valle dei Templi o la casa natale di Biki).
Quest'ultima lezione divenne appunto materia d'esame, e memorabile fu ad esempio la performance della mia amica Luisa che si presentò con Novella 2000 contenente servizio fotografico su Orietta Berti truccata da punk (!!!) e il mangiadischi con diversi 45 giri per approfondire le sue personali ricerche ed approfondimenti. Quando le trovo, se interessano, posso mettere online o inviare le dispense autografe di questa lezione.
Credo vedesse nel nostro percorso - tra dada e punk, tra derisione e costruzione di senso- la continuazione di lui Corrado, Mario Mieli ed altri avevano iniziato nella stagione d'oro dei Collettivi Omosessuali Milanesi e la casa occupata (!!!) di via Morigi 8 dove si esibì tra gli altri, un sabato sera negli anni '80 (o ultimi 70? chissà), una giovane Platinette.
La vita continua, e Corrado si lasciò di nuovo trasportare dalla sua mai abbandonata passione per l'arte come cultura della differenza.
E' per merito suo se abbiamo riletto e rivalutato De Pisis, per esempio, o se è stata data la giusta importanza al genio di Carol Rama. Poi si spostò sul contemporaneo spinto (insieme all'Altro Martedì portò testimonianza ad Architettura anche l'artista di graffiti niuorchese Rammellzee), fino ad essere riconosciuto furbi et orbi come un collezionista e stimolatore d'idee italiano sì, e di livello internazionale. Non l'ho pià frequentato, continuando a seguirlo o leggerlo, di quando in quando, dimmi quando quando quando.
E voilà, nel 2010 ti fa una mostra su Johnny che si masturba e viene ritratto in questa sua reiterata ricerca di sé, giorno per giorno e schizzo per schizzo. Nel 2010 berlusconio e velinio, buco nero che mai avremmo immaginato negli anni della rivolta dandy. Ma c'è internet, adesso i suo disegni (un po' di De Pisis c'è :-) arrivano fino a te che stai leggendo. Forse è anche ripresa light di una suo diario straordinario dell'epoca, New Kamasutra. E' una meraviglia, una boutade, una provocazione, un'affermazione del desiderio, è tutto tranne che arte imbalsamata. L'affermazione sessuale non finisce mai, e non finisce mai di stupirci.
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Allego il molto ben scritto comunicato stampa della galleria, che potete visitare se siete milanesi o milanesizzabili. Per vostra massima comodità, perversi immaginari, è giusto a lato del Mono :-)
Venerdì 17 settembre 2010 Peep-Hole apre la nuova stagione espositiva con una mostra di Corrado Levi.
Corrado Levi è personaggio poliedrico: è architetto, teorico, critico, curatore, docente, libero pensatore e intellettuale colto. Ma Corrado Levi è anche e soprattutto artista, audace e spiazzante, la cui complessità linguistica e creativa è sintesi perfetta della molteplicità di esperienze che ha raccolto, fatto sue e restituito attraverso il contatto con differenti generazioni.
A partire dagli anni ‘80 Levi è stato un influente animatore culturale, specie a Milano, dove ha curato numerose mostre tra cui Il cangiante al PAC - Padiglione d’Arte Contemporanea (1985). Fondamentale è stata inoltre per Milano l’esperienza del suo studio di Via San Gottardo, trasformato per anni in una palestra per giovani artisti dove l’alternarsi di mostre collettive e personali ha fatto dello studio di Levi il primo project space della città.
Per questo, un progetto come Peep-Hole deve anche a una figura come Corrado Levi la sua esistenza. La sua mostra nello spazio di Panfilo Castaldi è un modo per restituire, sia pur in minima parte, quello che lui ha dato agli spazi off e ai giovani artisti. Ma è anche e soprattutto un’occasione per sottolineare il suo spirito di instancabile sperimentatore, di giovane artista, capace di rinnovarsi ogni volta.
Invitato a relazionarsi con lo spazio di Peep-Hole, Levi presenta Quasi, autoamori di Johnny e Una poesia. Un progetto inedito, mai esposto finora, sulla relazione tra erotismo e forma, poli fondamentali della sua ricerca artistica: “L’erotismo è cosa instabile, richiede movimento psichico e fisico, finisce e si rinnova daccapo, come senza tempo. L’oggetto della mostra è erotismo puro: senza Edipo, è metafora di piacere inutile ed indispensabile. La forma è l’altro polo: tende ad essere, comunicare, essenza e speranza di permanenza” (C.L).
Corrado Levi. Quasi, autoamori di Johnny e Una poesia
18 settembre - 7 novembre 2010
martedì – sabato 15:00 – 19:30 o su appuntamento
Peep-Hole via Panfilo Castaldi 33, 20124 Milano
info@peep-hole.org T. +39 338 56 94 112
mercoledì 15 settembre 2010
IMPERIALISMO E BON-TON
Il commissario europeo alla Giustizia Viviane Reding annuncia l'apertura di una procedura d'infrazione contro Parigi per i rimpatri dei Rom e dichiara: "Pensavo che l'Europa non sarebbe stata più testimone di questo tipo di situazioni dopo la seconda guerra mondiale".
Il ministro francese per gli Affari europei Pierre Lellouche reagisce e commenta: "Questo genere di scivolone, cui il Commissario ha aggiunto la sua voce, non è opportuno. La pazienza ha un limite, non è così che ci si rivolge a un grande Stato".
Perché, a un piccolo stato sì?
E cosa fa la Francia se finisce la pazienza?
Il ministro francese per gli Affari europei Pierre Lellouche reagisce e commenta: "Questo genere di scivolone, cui il Commissario ha aggiunto la sua voce, non è opportuno. La pazienza ha un limite, non è così che ci si rivolge a un grande Stato".
Perché, a un piccolo stato sì?
E cosa fa la Francia se finisce la pazienza?
lunedì 6 settembre 2010
YOKO O NO?
Yoko Ono è stata invitata lo scorso giugno al Festival della Pubblicità di Cannes, evento la cui rilevanza è ogni anno più sfuggente viste le trasformazioni di forma e contenuto della pubblicità nel gran mare della comunicazione. La pubblicità (mio campo di lavoro per una vita) non sa bene dove andare? Se questo porta a Yoko Ono e alla sua intelligenza guizzante, molto ben venga. Sono sempre stato suo fan dagli anni in cui conoscevo solo un'altra persona che aveva il coraggio di esserlo: Maurizio Vetrugno (artista valiente)*.
Yoko, 77 anni portati come vorrei portarli io (quando sarà il momento). Ha un record proprio per questo: è la più anziana tra le persone mai entrate nelle classifiche di vendita dei dischi, a oltre 70 anni con il remix dei Pet Shop Boys di Walking On Thin Ice, ultima canzone registrata con suo marito John alla chitarra.
La sciura Ono in veste di veggente ha dato la sua vision agli uomini della reklama lì presenti: "Ho sempre detto "il messaggio è il medium”, non “il medium è il messaggio”. C’è stato un tempo in cui la frase di Marshall McLuhan era corretta, perché il mondo andava in quella direzione, oggi i media confondono i messaggi, nulla appare più chiaro, i messaggi si perdono dentro ai media”, bisogna tornare all’immediatezza e alla semplicità”. Ma anche sì.
M'è tornato in mente il vaticinio tempo dopo -in uno di quei cortocircuiti che neanch'io so capire- leggendo la newsletter dell'esimia libreria Shake, cantiere della controcultura milanese. Parla di una mostra di scarpe firmate Vivienne Westwood a Selfridges, Londra per pubblicizzare Ribelli con stile. Un secolo di mode radicali, libro dell’artista underground Matteo Guarnaccia, che "...registra con ironia e incanto le tantissime scene creative giovanili – tra cui il punk – sviluppatesi nel Novecento in opposizione alla cultura mainstream."
Bisognerebbe come minimo cambiare l'ultima frase e scrivere "fino al Novecento"... Gli alternativi non s'accorgono che il punk è mainstream, anzi in vendita da Selfridges? Che non fai in tempo a dire o a fare una cosa che il consumismo se l'è già mangiata e te la ripropone come lifestyle?
Direi anzi che se i giovani fossero meno rintronati dalla tecnologia e cattivi come siamo stati noi da punk, ci menerebbero. Forse dal web in poi, non ci esisterà mai più overground e underground, ma solo povertà e ricchezza. E la ricchezza più grande è quella che dà la possibilità di studiare per avere una cultura personale, condivisa. Qualcosa da dire. E ritorno a Yoko Ono: Il messaggio è il medium.
* Sulla spiaggia di Riccione in un giugno o luglio degli anni 80 parlavo con Maurizio del coraggio di una copertina come quella dell'album "Season of Glass" con la foto degli occhiali portati da John Lennon il giorno in cui fu ucciso.
L'album uscì poco dopo e l'impatto fu forte e le semenze dette tante; a chi accusava la vedova Lennon di sciacallaggio (allucinante: i rompicazzo puristi "amanti dei Beatles" che forse pensavano di aver sposato loro John Lennon), Yoko spiegò con la sua sintesi che la controversa foto era per ricordare a tutti che John non era morto: era stato assassinato.
Di nuovo, il messaggio è il medium.
Yoko, 77 anni portati come vorrei portarli io (quando sarà il momento). Ha un record proprio per questo: è la più anziana tra le persone mai entrate nelle classifiche di vendita dei dischi, a oltre 70 anni con il remix dei Pet Shop Boys di Walking On Thin Ice, ultima canzone registrata con suo marito John alla chitarra.
La sciura Ono in veste di veggente ha dato la sua vision agli uomini della reklama lì presenti: "Ho sempre detto "il messaggio è il medium”, non “il medium è il messaggio”. C’è stato un tempo in cui la frase di Marshall McLuhan era corretta, perché il mondo andava in quella direzione, oggi i media confondono i messaggi, nulla appare più chiaro, i messaggi si perdono dentro ai media”, bisogna tornare all’immediatezza e alla semplicità”. Ma anche sì.
M'è tornato in mente il vaticinio tempo dopo -in uno di quei cortocircuiti che neanch'io so capire- leggendo la newsletter dell'esimia libreria Shake, cantiere della controcultura milanese. Parla di una mostra di scarpe firmate Vivienne Westwood a Selfridges, Londra per pubblicizzare Ribelli con stile. Un secolo di mode radicali, libro dell’artista underground Matteo Guarnaccia, che "...registra con ironia e incanto le tantissime scene creative giovanili – tra cui il punk – sviluppatesi nel Novecento in opposizione alla cultura mainstream."
Bisognerebbe come minimo cambiare l'ultima frase e scrivere "fino al Novecento"... Gli alternativi non s'accorgono che il punk è mainstream, anzi in vendita da Selfridges? Che non fai in tempo a dire o a fare una cosa che il consumismo se l'è già mangiata e te la ripropone come lifestyle?
Direi anzi che se i giovani fossero meno rintronati dalla tecnologia e cattivi come siamo stati noi da punk, ci menerebbero. Forse dal web in poi, non ci esisterà mai più overground e underground, ma solo povertà e ricchezza. E la ricchezza più grande è quella che dà la possibilità di studiare per avere una cultura personale, condivisa. Qualcosa da dire. E ritorno a Yoko Ono: Il messaggio è il medium.
* Sulla spiaggia di Riccione in un giugno o luglio degli anni 80 parlavo con Maurizio del coraggio di una copertina come quella dell'album "Season of Glass" con la foto degli occhiali portati da John Lennon il giorno in cui fu ucciso.
L'album uscì poco dopo e l'impatto fu forte e le semenze dette tante; a chi accusava la vedova Lennon di sciacallaggio (allucinante: i rompicazzo puristi "amanti dei Beatles" che forse pensavano di aver sposato loro John Lennon), Yoko spiegò con la sua sintesi che la controversa foto era per ricordare a tutti che John non era morto: era stato assassinato.
Di nuovo, il messaggio è il medium.
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