[ATTENZIONE: POLITICALLY UNCORRECT] Forse ho iniziato questo blog in onore di Enzo Lancini, un mio fratello maggiore elettivo scomparso (ahia). E' stato mio socio nei primi anni dell'Altro Martedì, la trasmissione gay di Radio Popolare Milano, prima in Italia a diventare un fenomeno di massa (si sono stimati fino a 100mila ascoltatori, alla radio e di martedì sera, per alcune serate di Un Frocio Per l'Estate, nel periodo in cui la gente è arrivata a canticchiare le parodie Maledetta Parrucchiera o Nessuno Mi Può Penetrare).
Educatissimo e inesorabile, Enzo era la Milano puntuale e tagliente in cui ero cresciuto, versione gay. Lo stile di Franca Valeri senza vergogna di andare a ballare gli ABBA alla Nuova Idea o in paninoteca. E mi proteggeva dai brutti colpi del mondo gay, ad esempio quando ai collettivi di liberazione gay di sinistra che frequentavo entravano Mario Mieli e i suoi a spargere il loro vangelo interessuale e travesti. Che paura! Avevo 17 anni, cercavo solo di conquistare il mio equilibrio come maschio nell'apartheid di quegli anni, Mario&co mi sembravano la voragine della femminilità ingoiatrice!
Insomma se son venuto come sono venuto, nel bene e nel male, lo devo in molta parte ad Enzo (o Fiorenzo come si è firmato, col nome esteso, per il suo ultimo romanzo I misfatti del buon dio).
C'erano cose impietose che solo con lui riuscivo a vedere, portre a senso coerente e dire (non guardavamo davvero in faccia nessuno). E questo ha portato alla creazione del parrucchierismo e il poveradonnismo ossia la teoria di pensiero debole che ha portato l'Altro Martedì a diventare materia di studio in universita (Facoltà di Architettura Milano, 1983/83 Composizione Architettonica V, doc. Corrado Levi). Ho appena restaurato le dispense in Photoshop, chi le vuole me le chieda.
Una notte eravamo sui bordi della pista del OneWay di Sesto San Giovanni (primo locale leather d'Italia, che già non era più lo scopatoio "a vista" dei primi anni ma cominciava ad essere risucchiato nel fashionismo) e sconsolato Enzo commentava: "Ma ti rendi conto? Guardale! Ma perché gli omosessuali devono cadere tanto vittime di stereotipi e luoghi comuni? Effeminati o macho, sceme isteriche o ciccioni pelosi e sopraffatori?"
E cercavamo -tra un disco della Boys Town Gang e uno di Cerrone- di capire.
Perché purtroppo aveva ragione. Forse l'autoimpolosione, la mancanza di autostima e l'assenza di punti di riferimento ci rendono vittime di luoghi comuni assumendo i quali crediamo di passare inosservati, ma in realtà diventando mostri.
Si perde tutta la normalità "banale" per diventare icone deliranti in un senso o nell'altro...
E continuava Enzo "Come i piedi delle geishe giapponesi... che per diventare tutt'uno con la calzatura vengono stretti da legacci e deformati fino ad essere inutilizzabili per il loro scopo primaro e biologico. E non ci camminano più con qui cazzo di piedi!!! E tutto, in nome dell'eleganza! Quale?".
Ho chiesto a un'amica giapponese, e questo fenomeno della stretta deformante al piede si chiama tensoku.
Mi sembra che negli anni la pressione sociale contro gli uomini che desiderano gli uomini e le donne che desiderano le donne sia diminuta, forse è mutata, ma non è finita. Siamo una variante banale (con una percentuale di deficenti uguale al resto della popolazione) o una specialità?
La normalità non esiste, e siamo il fiore della varietà ma certo in piena dittatura eterosessuale è pieno di gente che si è riempita di nevrosi, gioca al ribasso e non lo sa.
Quando vedo pagine internet come quella qui sotto, a suo modo rilevante dal punto di vista estetico. ne sono sicuro. E' lo stesso effetto che mi fa il litigio sul Pride di Roma (se invitare la Polverini o no), su quello di Roma (se la Concia ha il diritto di parlare coi fascisti o no), su quello di Treviglio (se riuscirà, auguri). Ecco dove ce l'abbiamo, per ora.
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