sabato 4 dicembre 2010

SENZA FARE DRAMMI + o -

ho visto un documentario che merita questo nome. ossia documenta in modo onesto, forte, sincero, semplice. si chiama "+ o - il sesso confuso" e mi piace già dal nome che prende in prestito un cinciafrascamento prenditempo (odio i modi di dire tipo "cioè", "al limite", "quant'altro") per parlare di un tema complesso; anzi -per contrappunto- quel "più o meno" di chi non ha argomenti coincide linguisticamente col destino di essere sieropositivi o sieronegativi. senza fare troppi drammi. la morale che mia madre darebbe probabilmente del film è "siamo qui di passaggio". la mia è "speravano di toglierci dalle palle alla svelta".

se ti capita, non perdere "+ o - il sesso confuso. racconti di mondi nell'era Aids". oppure compralo. perchè andrebbe trasmesso alle 8 di sera in TV, ma non succederà.
"+ o - il sesso confuso" documenta tante cose strettamente intrecciate fra loro in modo complesso e scioglie i nodi / le difficoltà attraverso le testimonianze personali di una ventina di persone (ben scelte!), e con intelligente successione riesce a distribuire temi difficili su una scala temporale.
"+ o - il sesso confuso" ricorda prima di tutto la sberla ricevuta dagli omosessuali come singoli e "comunità" all'arrivo dell'hiv (come ricorda Andrea Pini, il virus ha messo in ginocchio i primi tentativi di costruire qualcosa di coerente gay o lesbico in Italia. dalla malattia non c'era nessuna salvezza, anzi all'inizio non c'era nessuna cura, semplicemente aspettavi di morire*. se non bastava questo i malati avevano anche un mondo di merda intorno a loro. ad esempio, un valente e combattivo sacerdote racconta che le famiglie non rispondevano alle sue lettere o rispedivano la fede d'oro o l'oggettino che il morto gli aveva pregato di spedire loro come ricordo. "figlio di un cane" in questo caso è un'offesa ai cani.
documenta anche che l'AIDS non è purtroppo stato un'occasione di crescita umana per l'intera società: anzi proprio il fatto che andasse a colpire con preferenza comportamenti con cui la società umana fatica a fare in conti (e su cui le Chiese o le industrie farmaceutiche fanno invece conto, eccome) non ha permesso di affrontare l'emergenza come si sarebbe potuto. l'hiv è un virus simbiotico con l'ignoranza e il pregiudizio.

"+ o - il sesso confuso" ha poi il coraggio di affrontare il tema del barebacking (ossia farlo senza condom, come scelta intenzionale o per provare un piacere più intenso) e ha il coraggio di dire che è ormai un comportamento di massa. per i gay dov'è forse sintomo della mancanza di autostima (suicidio collettivo? sindrome di James Dean?). comincia a dire come stanno davvero le cose, come se gli omosessuali non avendo poco da perdere si giocano alla roulette russa anche quello. gli etero, poveretti, neppure si pongono il problema. anzi, intervistati in una scuola, i ggiovani dicono che basta la pillola, e una cretinetti qualsiasi arriva a dire - anno 2010 - chi lo deve usare sono forse gli omosessuali che "se la sono cercata".
ma le ragioni di chi non vuole usare la gomma sono presentate, e in un paese dove la parola "preservativo" non si poteva neanche pronunciare in TV (fu una rivoluzione con il governo Prodi se Livia Turco, Ministro della Salute, lo permise), dove tutti lo infilano facendo finta di niente, come le passione fosse una scusa.

"+ o - il sesso confuso" dice anche una cosa straordinaria dal punto di vista scientifico, che non sapevo: che se tutti facessimo regolarmente il test, e lo si identificasse subito si potrebbe controllare il virus e metterlo in un angolo, abbassarne la presenza e la pericolosità F_I_N_O___A___R_E_N_D_E_R_L_O Q_U_A_S_I___I_N_E_R_T_E.
purtroppo è davvero difficile perché è l'hiv è un virus che fa comodo: mette in gioco la percezione che abbiamo di noi stessi, porta in campo la morale e le paure, si muove nella zona meno codificata dell'esistenza e soprattutto dà una bella mano a interessi di dominio spirituale della Chiesa prima e profitti delle case farmaceutiche.
ovvio, se questa chiamata alla responsabilità collettiva permettesse di eliminare davvero il virus sarebbe una bella sfida, e richiederebbe poco più che una vaccinazione! ma non vedo proprio chi abbia il titolo, la forza e la voglia di esserne propulsore.

a coerente epilogo di quel che il documentario denuncia, il 1° dicembre 2010 (giornata mondiale dell'AIDS) alla proiezione presso il cinema Mexico di Milano (forse mal pubblicizzata) eravamo al massimo 10 persone, tra cui il presidente della Lila Milano. anche questo dobbiamo dire, mentre i bar, le saune e i sex club erano pieni.

"+ o - il sesso confuso. racconti di mondi nell'era Aids" ha anche un bellissimo sito web. facciamogli onore lì, e spero il sito del film si trasformi in qualcosa di più.

*** lo so bene: negli anni più duri dell'epidemia senza medicine sono stato ricoverato nel tristemente noto reparto infettivi dell'Ospedale Sacco di Milano per epatite A. ero isolato -pur non essendo direttamente infettivo- e dovevo parlare con chi veniva a trovarmi tramite un telefono di gommapiuma da dietro il vetro.
mi ricordo che una volta vidi passare nel corridoio per far visita a un paziente un uomo bellissimo, tipo orso, con un mazzo di rose rosse. davvero difficile non notarlo. non dimenticherò mai la sua dignità che faceva a pugni con una rassegnazione senza misura. era mio fratello. e da quel giorno aspettavo passasse, nella speranza di fargli un cenno e consolarlo (capirai che consolazione, un tipo in pigiama che ti sorride dall'acquario). ho ringraziato per i 20 giorni 20 del ricovero il mio brutto carattere, il fatto di "non piacere a molti" o che -figlio di gente comune- avessi dovuto studiare con ben poco tempo libero per scopare. e benedette le mie pretese di trovare principe azzurro senza sperare di trovarlo in un parco. ero ricoverato per epatite, e sapevo di aver avuto un gran culo.

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