Mi è capitato tante volte negli anni di dover reagire alla musica troppo alta dei vicini di casa. Ecco una cronistoria delle mie risposte, che sono sempre state musicali.
Anni '90. La vicina metteva Baglioni, Drupi o altro. Abitavo in un 2 locali che ne valeva uno, circondato dall'appartamento della menzionata signora. Ricordo bene la volta spiegava alla figlia di 5/6 anni nel corridoio, invitandola all'emulazione (essendo esempio lei stessa): "Fa come la mamma..." e cantando a squarciagola: "...Dai, fagli vedere quello che vuol dire... Alzati con la gooonna, che sei una donna!", canzonaccia dell'epoca che non so neanche di chi sia, forse degli Stadio.
Immaginavo la scena dietro il muro, incredulo. Ho riflettuto, e mi sono avvicinato al mio impianto hi-fi, di quelli veri con le casse e tutto, che mi ero portato dalla casa dei genitori. Ho considerato quanto potesse bombare in un'appartamento piccolo come il mio. E:
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Sono sempre stato un buono di cuore. E ho comunque rispetto per le giovani generazioni, voglio dare un buon esempio. Alternativo, ma buon esempio.
Quando tempo dopo ho incontrato Beatrice, che all'epoca abitava nell'appartamento sopra il mio e quel mattino si era spaventata, mi ha preso per il culo 2 minuti. Poi ha minimizzato il tutto dicendo che in fondo quello sarebbe stato l'unico successo del figlio di Bob Marley e bisognava aiutarlo nei 15 giorni di gloria. Quanta ragione, la mia amica Beatrice.
Fine anni '90, cambio di appartamento. Quello del piano di sotto al sabato mattina e sua moglie -con le finestre aperte d'estate e chiuse d'inverno- spaziano in lungo e in largo nell'intero greatest hits dei Pooh e di Renato Zero. Tipo strano. Una notte era venuto su in mutande (quand'ho aperto, aveva gli slip!) e mi aveva suonato alla porta di casa, accompagnato dalla moglie. Si lamentava perché - secondo lui- camminavo con gli zoccoli in casa. Ovvio che non era così perché - come lui vedeva - io ero in pigiama, e infatti gli zoccoli di legno li portava il mio vicino di pianerottolo, un infermiere. Non so se i due poi abbiano parlato e come si siano accordati. Ma diciamo che con il tipo del piano di sotto ho pensato fosse decisamente inutile scendere alla rissa. Forse per combattere Renatino e i suoi sorcini era bene marcare semplicemente il territorio, magari bastava:
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Ma il tempo passava e il sabato è tentatore. I due piccioncini (dotati anch'essi di figli) si saranno dimenticati del fastidio che potevano dare o non gliene fregava niente. E un sabato mattina, mentre il tempo scorreva tranquillo come un risveglio di Biancaneve nella casa dei 7 nani, ho sentito risuonare prepotente "Non restare chiuso qui... Pensierooooo!" dei Pooh... Il volume era degno di un concerto degli Iron Maiden. È stato quasi automatico per me prendere un vinile da collezione (la mia) e commentare:
I vetri di casa hanno vibrato, ed era piena estate. Diciamo che è stato una specie di pride personale, un gesto affermativo molto aggressivo. Finalmente ottenni il silenzio al piano di sotto.
Tardo 2011, stasera. Gli anni passano, e i fastidi si evolvono. Si porta pazienza, ma non sempre possiamo fare finta di niente.
I ragazzi ggiovani, nuovi inquilini dell'appartamento a fianco, hanno messo uno stereo nella stanza a fianco della mia cucina (come dicevo, adesso vivo in un 3 locali) e quando sono ispirati dopo mangiato ascoltano a manetta qualcosa. Passi una sera, ne passino due, ma quando sento un momento di vero impegno ossia uno sgangherato rapper italiano (l'aggettivo "sgangherato" è un vezzeggiativo), ho dovuto pensarci bene. La violenza non serviva a nulla, l'educazione è tutto. Ho dato sfogo all'understatement milanese che mi contraddistingue, tirando su un po' il volume del mio ghetto blaster:
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Ho vinto, e conquistato il silenzio, tutte e tre le volte. Io la radio ce l'ho dentro.
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