sabato 6 novembre 2021

MADRES PARALELAS (e nazioni cugine).


Con “Madres Paralelas” ho ritrovato Il Pedro Almodovar che amo e mi sento “in corner” per il confronto, impossibile ma anche inevitabile, tra Spagna e Italia. 

E’ grande cinema che confonde proiezione e domanda.
Se in Italia “voliamo alto” con film tipo  “La grande bellezza” (da cui a suo tempo sono uscito a 2/3 della proiezione) ossia l’ennesimo crogiolarsi nella autocritica/aucommiserazione/autoriferimento tipico del Belpaese, Almodovar esce dai suoi dolori personali e da nodi esistenziali privati per raccontarci una favola/incubo che coincide con la Vita stessa. 

Chi siamo? Che genitori pensiamo o speriamo o riusciamo ad essere? Cosa ci è capitato? Da dove veniamo? “Siamo vincoli o sparpagliati”, direbbe Totò?

Non scriverò niente che possa essere spoiler di un film così intelligente e attuale che tratta di Storia …come dice la frase che chiude il film.

Il film affronta qualcosa che il pragmatismo idealista spagnolo, di cui Pedro è campione e innovatore, riesce a trattare e che noi italiani, tra presunzione e vigliaccheria travestite da “lasciamo perdere” e "ci sono problemi più importanti", non siamo riusciti a fare con il fascismo (salvo poi avere fascisti infiltrati dal dopoguerra ad oggi in tutti i corpi dello Stato).

Certamente oggi la distanza di tempo e la comparsa di giovani tenuti nell’ignoranza o ignoranti di loro volontà (per la presunzione tipica di ogni generazione) rende più difficile l’analisi e la elaborazione… o forse anche no.
A questo ci sfida Pedro che non è nato a New York, Londra o Parigi ma in un paesino della Spagna profonda.


E per farlo usa non solo donne semplici, ma anche la donna Picasso #1, la favolosa e intrepida icona che si ritrova ad essere Rossy De Palma, musa di Jean Paul Gaultier (guarda caso). O Julieta Serrano che in tutti i suoi film ha sempre svettato come quella che sorprendentemente “batte tutti” e ciao.

Per me il film (parlo di sensazioni intime) è anche stato ennesima conferma che inquadrare le viuzze di un qualsiasi pueblo di Spagna (del Sud, di quella che si chiama "la Spagna vuota") mi sentire A CASA. Non perché io lì sia nato ma perché so cosa posso aspettarmi con una battuta di spirito, un sorriso, una charla con una Señora cualquiera. Vedere Madrid (o qualsiasi grande città) mi fa meno effetto. Sarà che sto diventando vecchio anche io, come Pedro, Julieta e molti altre.  E la storia continua. 


 

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