venerdì 22 ottobre 2021

POMODORI DA MARTE (E SALUTI DA VIA SOTTOCORNO).


C’è stata l'inaugurazione, affollatissima, della mostra di un artista, Ivan Cattaneo. Uomo sfuggente e fin troppo presente (il tipo umano “se c’è, come fai a non vederlo?”), è stato raccontato da più voci, soprattutto e bene dal critico Giorgio Gregorio Grasso. “Pittore” anche no: Ivan è un artista espressivo su molti piani e quello visivo - coerente e inconfondibile nel corso dei decenni! - “penalizzato” dalla sua fama come cantante e personaggio pubblico. “Pittore” anche sì ha segnalato un’altra celebrity presente, lo speaker che è voce storica e ufficiale di Rete4: la forza espressiva dei quadri, con contenuto spesso inquietante, mostra un controllo deciso e sicuro della tecnica. Essere POI diventato persona famosa nella TV commerciale (e spazzatura) “penalizza”  Ivan?

Di cosa stiamo parlando? E’ cultura “alta” o è “bassa”? 

Interviene poi Ivan e confonde ancora di più: la sua espressività, onestà, umiltà, misura, simpatia e franchezza (tutte bergamasche, direi) distolgono un po' dal contenuto a favore della leggerezza “social” che sarebbe inevitabilmente seguita. Eppure Ivan dice che il risultato più grande per lui è che si guardino i quadri: solo lo sguardo riempie di senso e completa un quadro che alla fine è un sogno. Se la fotografia o il filmato “certificano”, il quadro lascia qualcosa in sospeso.


Aver seguito negli anni un artista attivo su piani così diversi, non conciliabili per tipo di pubblico e attenzione, permette di ragionare su realtà e finzione. Ancor più in questa nazione campione e dissestata che chiamiamo Italia. 

Tutto è superficie o almeno è la superficie quel che vediamo. Siamo tutti/e consapevoli che l’apparenza inganna eppure rivela. Nel frattempo soffriamo e ridiamo: si chiama "vita".. Con Ivan abbiamo conferma: ci sono la botte piena e la moglie ubriaca. E' per colpa del bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto. Siamo a Jacques Lacan e alla canna del gas.


Voglio scrivere qualcosa su Ivan Cattaneo come artista visivo ma mi piace sottolinearne la coerenza incoerente che vedo chiarissima con la sua storia di sempre. 

Siamo amici da molti anni: lo seguo da quando “esplose” con la sua musica a fine anni ’70. I suoi 3 LP per l’Ultima Spiaggia di Nanni Ricordi (!) fecero di lui un “fratello maggiore” ...finalmente italiano! per me. Questi dischi e la visibilità conquistata nel bene e nel male con l’esibizione al Festival di Parco Lambro e l’happening che ne seguì insieme a Mario Mieli gli permisero poi di presentare l’opera visiva in via Maroncelli (che io confondo con via Morigi, con la casa occupata dei gay). 

 

Era la sua TUVOGart (Tatto Udito Vista Olfatto Gusto), del tutto coerente con i suoi primi 3 album. Era il lavoro visivo dadaista di decostruzione e deprogrammazione dell’immaginario che anticipava gli anni ’80 (Skiantos e radio libere) ma soprattutto ispirò Franco Battiato. Non esisterebbe “La Voce del Padrone” senza “Primo, Secondo e Frutta (Ivan compreso)” o “UOAEI”. Un giorno Ivan incontrò Franco sulla 90, la filovia della circonvallazione esterna di Milano, con quei disco in mano e ne restò sorpreso. Battiato gli disse: “Mi ispirano molto e sto andando in studio di registrazione”. Poi ogni artista fa quel che sente e quel che può: le differenze sono evidenti ma la distanza non è tanta. 

A sfavore di Ivan musicale ha giocato il fatto che diceva nelle sue canzoni da cantautore cose inascoltabili e forse addirittura incomprensibili a una Italia preistorica, sussuofoba, ipocrita e bigotta che ci illudiamo di aver superato. Battiato invece alludeva e gli riconosciamo la bravura. Nel Paese del "si fa ma non si dice" è necessaria. 

Poi passano gli anni e la gente confonde Ivan con la zebra a pois o il revival dei ’60 come fossero solo un pastiche divertente ed erano soltanto la lente messa sopra la superficialità: quanta boutade pre-gay era implicita in quelle canzoni? Quanto camp autoctono del Belpaese, quanta voglia di vivere? Poi certo arrivarono la Boy Giorgia e i Bronski Beat, Divine o i Pet Shop Boys (per dire 4 idoli) ma qui si parla di cose dei 197x non ancora  198x.

Caterina Caselli consigliò Ivan nell’operazione "revival": in Italia cosa avrebbe venduto pur con canzoni insuperabili con “Polisex” o “Formica d’estate”? E il successo arrivò: fece del bene? Fece del male? 

Chiediamolo al Grande Fratello …ma non solo a quello dove Ivan partecipò, secondo me sbagliando. Chiediamolo al Grande Fratello che siamo, alla bugia che viviamo in questa Italia maestra mondiale di bugia e affabulazione...prima contusi e felici per la TV al ribasso e poi rancorosi per le promesse mancate, confermati in ogni scemenza che diciamo dalla Rete grazie ai social network e quella tecnologia che tanti problemi risolve quanti ne complica e offusca, a proprio vantaggio.


E arriviamo una sera di novembre 2021 in via Pasquale Sottocorno: un giovedì post Covid.

“VOLTI & SCONVOLTI ovvero IO FACCIO FACCE!’ è produzione pittorica del Cattaneo più recente in assoluta continuità col passato (esiste il passato?  è solo un minestrone?). Molte opere richiamano attenzione in un momento che non è il party o la festa. Le pubblico qui. E' la ricerca di identità che ci riporta all'Italia cantiere di qualche decennio fa, più che mai attuale.  

Il viso è una maschera, un equilibrio spericolato tra dentro e fuori. Ciascuno di noi è gli altri, il puzzle di chi ci ha costruito attraverso educazione, consenso, amicizia o il loro opposto. 

Siamo anche un insieme di luoghi comuni, un pasticcio, una contraddizione talvolta bella a vedersi ma non facile da vivere o tenere insieme. 

L'androginia - l'attenzione al femminile - potrebbe essere (io penso sia) metodo e capacità di ascolto, proviamoci. L’altra faccia della luna siamo noi, basta cercarla e cercare capirla. 

“Individuo” significa "non divisibile": noi umani esistiamo solo come non divisibili dagli altri e gli altri esistono per definire me. 

Noi “omosessuali” siamo antenne particolari, portatori di valori e pensieri difficili per la maggioranza. 

Siamo un possibile passo positivo dell’evoluzione quando usa la “ragione” per staccare il sesso dalla procreazione e farne qualcosa altro. “Altro” cosa? Sapremo farne frutto? 

 

 





 Polifemo o transessualismo (nel senso usato da Mario Mieli) d'ascolto?

 Is it possible? O mentre baciamo guardiamo da un'altra parte?

Omaggio alla Lomellina dove io e Ivan abbiamo avuto molto. Con un gioco di parole che tira dentro Catherine Deneuve, il porno, la maternità.  


 Je suis moi, e cioè? 

 Idiota, ci dice. Con molta ragione delle cose. 




 

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