mercoledì 30 settembre 2009

Le Nozze di Sodoma.


C’è un libro che invito a leggere perché parla in maniera laica di un tema su cui anch’io non sapevo cosa pensare esattamente (vorrei mai sposarmi?), e perché è un gran bel libro.

Qualche mese fa m’hanno invitato a presentarlo alla meritevolissima libreria Shake (dove ogni tanto faccio un po’ di agit-prop sulle tematiche glbt e xyz) e prima di quel momento mai avrei pensato di leggere un libro scritto da un docente di Diritto, più precisamente di Filosofia del Diritto all’Università di Bergamo.
Ho letto il libro non d’un fiato, ma al contrario trattenendolo per aumentare il piacere: prendendo tutte le pause possibili per apprezzarlo senza sprecarlo, cercando di non finirlo subito, ridendo sul tram come un matto, amando sempre più pagina dopo pagina l’autore che ancora non conoscevo, Persio Tincani.

Il libro si chiama “Le Nozze di Sodoma – La morale e il diritto del matrimonio omosessuale”, ed è edito da l’Ornitorinco edizioni (nome d’animale che risveglia i miei ricordi di bambino maniaco di zoologia e animali rari).

Alla presentazione, oltre al meraviglioso Persio (no è il mio tipo, parlo d’intelligenza e simpatia), c’era anche l'adorabile Franco Grillini, titolato più di me a parlare sul tema e persona che, se non avete mai visto live, v’invito a seguire: è uno spasso per senso dello humour, puntualità e una capacità di argomentare inesorabile, puntellata di surreale preso dal quotidiano.

Non si raccontano i libri, ma l’effetto che ti hanno fatto almeno sì: e questo libro mi ha liberato, rendendomi cosciente di un trauma primordiale.

Mi ha rivelato (e reso furente per) una discriminazione che avevo sempre intuito ma a cui non avevo dato contorni precisi, per omofobia introiettata e per la disistima con cui veniamo storditi noi uomini che amiamo gli uomini e donne che amano le donne.
Il fatto stesso di chiamarci qualcosa-sessuali (eterosessuale è una definizione data solo per ratificare la differenza, a nessun genitore salterebbe in mente di dire al figlio “Come sono felice tu sia eterosessuale…”) e il nostro letto è subito in piazza.
Se siamo uomini s’immagina che lo prendiamo o lo mettiamo nel culo, in spregio a qualsiasi rispetto ed educazione, mentre –ovviamente- gli etero invocano privacy anche quando sono satrapi di 70 anni che vanno con una sedicenne.

Dice Persio “La discriminazione è possibile a patto di introdurre in via preliminare un’asimmetria cognitiva: tu non puoi sapere nulla della mia vita intima ma io posso sapere tutto della tua”: e parte così la distruzione della nostra “normalità” e intimità, quando normali non possiamo più essere perché siamo la cosa dal nome vergognoso. Né ci si può chiamar fuori definendosi mellifluamente (pateticamente) “omoerotici”, “omofili” o come si usava negli anni ’30 “uraniani”: il marchio a fuoco sulla coscienza è stato fatto, e se ti metti in pubblico è a tuo rischio e pericolo. Dunque meglio chiudersi in casa come gli amici gay del Ministro delle Pari Opportunità Maria Rosaria Carfagna che la rassicurano esibendo una lingua da cocker che “la discriminazione non esiste più”.

“Le Nozze di Sodoma” ha tanti momenti forti, come quando difende la liceità e la bellezza dei Gay Pride da coloro che li giudicano pacchiani: nessuno vieta il Carnevale o i raduni degli Alpini anche se ridicoli riescono ad esserlo altrettanto. Racconta l’odiosa formazione dell’idea di diversità, e smonta le basi della discriminazione, in maniera ancora più precisa e amabile perché Persio non è gay. Dunque non è autodifesa: dare valore all’amore omosessuale e proteggerlo è civismo.

Riporta l’articolo 3 della Costituzione “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio” e fa notare che non esclude le coppie dello stesso sesso dai benefici del matrimonio: dice precisamente che il matrimonio è la forma naturale di società che due persone si danno.
A meno che “natura” significhi frizione genitale a scopo procreativo: cosa che non può essere per persone dotate di raziocinio. Altrimenti dovremmo sciogliere forzatamente i vincoli matrimoniali delle coppie uterosessuali sterili e costringere i due malcapitati contraenti a rimediare all’errore di Natura e copulare con altri per rimetterli in posizione nella catena di montaggio riproduttiva che ci omologa ai conigli o criceti in gabbietta.

La Natura è un’invenzione letteraria, una convenzione che cambia da cultura a cultura di epoca in epoca: solo le religioni (e vieppiù quelle monoteiste col dio padre e il prete carabiniere che lo rappresenta) usano questa cianfrusaglia per cementare il loro rapporto con i fedeli facendo leva sulla paura.

E la regina delle paure è la paura della sessualità, il timore di scoprire il piacere altrui, vedere cadere quel monumento di cartapesta che è la propria identità. Per il timore che “magari ti piaccia” devi demonizzare gli omosessuali, bollarli e chiuderli in un ghetto verbale e morale. E non vedere, non riconoscere… (anzi nel caso, meglio ridicolizzare) il loro amore pur così resistente alle avversità.

Scritto da un anarchico come Persio, “Le Nozze di Sodoma” ha fatto di me un cittadino migliore (almeno migliore di prima) perché a guardar la civiltà in cui viviamo al momento e i politici di questa convenzione geografica chiamata Italia viene il mancamento.

Ci sarebbe da raccontare in questo senso un’appendice horror: la seconda presentazione del libro, alla Festa del PD di Milano.
Nella zona dibattiti della Libreria si confrontavano sui temi del matrimonio e della genitorialità omosessuale le varie correnti del partito (quella di Ignazio Marino e Bersani, la mozione Franceschini non era neppure presente all’incontro) con alcuni scrittori e i loro amici. Il rappresentante della lista Bersani ha detto –sminuendo il fatto quasi fosse una spiacevole e inevitabile tassa da pagare- che la presenza nel partito di centrosinistra della poco onorevole e omofobia Paola Binetti è frutto di una pressione/ricatto dell’Opus Dei sul partito.

Ma appunto, siamo nell’horror che viviamo tutti i giorni: forse è meglio leggere un libro.

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