mercoledì 25 novembre 2009

McALMONT e NYMAN: The Glare.

This is Radio Pavlov, nel senso più vero della parola. Ovvero, disco straordinario, struggente: e mi fanno impazzire anche solo le circostanze che lo han fatto nascere. David McAlmont, talentuoso cantante inglese, da sempre ammiratore del musicista contemporaneo Mychael Nyman era stufo d'intonare melense canzoni d’amore che avevano la pretesa di sembrare sentimenti suoi (che meravigliosa critica del rimbambimento pop).

In piena crisi creativa, si lamenta su Facebook e il contatto con Nyman arriva. E con musica di Michael tocco magico Nyman, David fa il punto da moderno cantastorie sullo “stato delle cose” sul Pianeta Terra.
Prende spunto da notizie giornalistiche di ogni tipo raccontando quel che succede e lo fa in prima persona, dicendo “io”: il punto di vista è quello del protagonista di ogni storia.

Il risultato spettacolare è “The Glare”, ascoltabile anche sul sito di Nyman o MySpace, con unico difetto che le info sui pezzi non sono allegate al CD sotto forma di libretto, come ci si aspetterebbe, forse per rispettare diritto d’autore o di privacy... ma per questo i 2 usano la rete in maniera spettacolare, come fonte di documentazione prima e palcoscenico poi***).

All’Italia sono toccati ben 2 brani, uno più bello dell’altro. Lo straordinario e impeccabile IN RAI DON GIOVANNI (su un un pezzo storico di Nyman, “Mozart”) rilancia come un urlo il troppo umano smarrimento di Veronica Lario di fronte all’incommentabile comportamento del marito (visto da fuori sembra ancora più nano). E come straziante controcanto IN THE CITY OF TURIN racconta il backstage della “scopata con la negra”: una “sista” che potremmo trovare su un qualsiasi treno Milano Torino illustra lo sfascio di umanità legato alla prostituzione, di cui gli italiani brava gente siamo uno squallido capolinea eccellente. Non solo scopando, anche maltrattando le ragazze di malaffare in ospedale.

Qualcosa mi fa pensare che McAlmont e Nyman non saranno ospiti d’onore stranieri al prossimo Festival di Sanremo.

*** Per chi vuole info e link correlati ai pezzi, eccole:
http://blogs.myspace.com/index.cfm?fuseaction=blog.view&friendId=74361081&blogId=512359877

domenica 22 novembre 2009

Immagine dell'Italia.


Nessun giornale si preoccupa di scoprire e dirci come si chiama "il trans Brenda". Avrebbe detto Oscar Wilde, è l'amore di cui non osiamo pronunciare il cognome? Ed è per questo che nessuno ha protetto la testimone?

sabato 21 novembre 2009

LA POESIA CI GUARDA, E HA PENA DI NOI.



E' un film davvero unico per contenuto e struttura, da ieri su grande schermo a Milano. Spero si riesca a vederlo ovunque nel mondo, ma soprattutto è ai milanesi (e a me in quanto tale) che il film in primo luogo si rivolge.
Dice che a Milano non c'è bisogno di poesia, che non ha tempo per queste scemenze. E che Milano se ne frega senza neanche metterci troppa cattiveria, come se l'indifferenza fosse -nel positivo e nel negativo- il tratto distintivo dello stimmung di quest'operosa città, la stessa che riesce a cacciare sottoterra o trasformare in fogna qualunque corso d'acqua o laghetto. Eppure della poesia c'è bisogno, e mandarla sottoterra può solo far marcire le fondamenta o le cantine come infatti l'acqua fa, a Milano.

La poesia è medicina sociale, e insieme l'unico modo per esprimere il senso più personale dalla vita. Il film lo argomenta con una struttura narrativa articolata, onesta e inquietante dove si integrano 3/4 piani diversi.
C'è innanzitutto la ricostruzione della visione poetica di Antonia Pozzi, attraverso le sue parole: una ragazza benestante che nell'Italia prefascista vedeva e sentiva cose inadatte a una brava ragazza. Vederla nelle foto o filmini con amici e familiari, sapendo che è lei ad aver scritto quelle poesie o fatto quelle foto, lascia davvero senza parole. C'è poi la diffusione militante di poesia da parte del Gruppo H5N1, giovani universitari. E c'è la ricerca di Maria, la cineasta che rappresenta il punto di vista della regista e stimola il raccordo tra i diversi piani, con un'intensa riflessione sulla possibilità di espressione femminile.

E soprattutto c'è Milano che prosegue, giorno dopo giorno, in non si capisce bene che cosa: indifferente ad Antonia, a Marina Spada, a me che scrivo e a chi legge. Indifferente alla vita che ospita.
Alla vigilia dell'Expo (raccontavano ieri sera al cinema Mexico) un film che dà visibilità a Milano attraverso una delle sue voci più belle, ha dovuto pagarsi tutto: ad esempio il noleggio del tram utilizzato nelle riprese per portare la voce di Antonia in città, le riprese in Metropolitana, e addirittura la presenza nella Biblioteca Braidense dove Antonia andava con le amiche.

Davvero patetici i funerali pubblici piagnoni per Alda Merini: se il Paradiso esiste, Alda starà facendo pernacchie in direzione Navigli, insieme ad Antonia. RIFAMMI DEGNA DI TE, POESIA CHE MI GUARDI.

martedì 10 novembre 2009

POESIA, CHE MI GUARDI ?

"Poesia poesia, sembra che non ci sia", e mi torna alla mente una canzone kitsch di Cocciante interpretata da Patty Pravo. Per parlare di un evento cui tengo molto: al Cinema Mexico (sembra che vada al cinema solo lì!) arriva POESIA CHE MI GUARDI di Marina Spada.
Oltre ad essere un film documentario molto bello (pare), innovativo nella struttura narrativa (la poesia dà i ritmo narrativo), riporta tra noi Antonia Pozzi, poetessa e fotografa: una tre le voci più originali del '900 -e non solo italiano-.

Dicono che la creatività femminile nella storia offre pochi esempi: ti credo!
Se eri Saffo trovavi o no nel medioevo monaci disposti a non copiare le tue poesie e distruggere gli originali? Ugualmente, negli anni '30 A MILANO (non in Swaziland) Antonia Pozzi pur essendo una ragazza BENESTANTE si è suicidata: i suoi stessi amici e coetanei le dicevano di lasciar perdere: querula o "troppo femminile"... come se "femminile" fosse un insulto!

Sono amico e fan di Marina Spada: sarò orgoglioso di vedere dove ha portato il suo sguardo discreto e inesorabile dopo l'incantevole COME L'OMBRA.

"Per riflettere sulla poesia e sulla sua necessità", dice l'invito al Cinema Mexico. Tema attualissimo -direi- dopo la morte di Alda Merini. Che ricordo ancora anni fa, seduta per gioco alla cassa della libreria Chimera Magazine di via Cicco Simonetta, appena rientrata a Milano. Burbera, fin antipatica. Magnetica, polemica. L'incongruenza della sua figura con i funerali nel Duomo e la camera ardente in Comune mi ha fatto pensare proprio ad Antonia Pozzi, o ad un altro uccellino troppo fragile per i tempi in cuiha vissuto, Liseli Marazzi Hoepli che la figlia ha celebrato in UN'ORA SOLA TI VORREI.
Tre vite drammatiche di donne della stessa città, la mia, Milano: sarà mica un posto che con la poesia ha un rapporto drammatico?

Forse le donne che non giocano al ribasso ci invitano a distogliere l'attenzione -anche solo un'ora- dall'omologazione e andare oltre il tempo: POESIA CHE MI GUARDI.