domenica 26 luglio 2009

Quando c'è la Salute, c'è Tutto. Tutto di Che Cosa?


















Ti capitasse di fare un giro per il centro città nella Milano che in questi giorni si svuota, vedresti esposta in corso Vittorio Emanuele una galleria di personalità che operano nel mondo della Salute: industriali della farmaceutica, medici, ricercatori, direttori di complessi ospedalieri...
Già Coso Formigoni ricco del new look seduttivo senza barba, o Letizia Moratti in una classica posa da sciura antipatica c'entrano poco nella gallery, ma passi: sono amministratori della Sanità pubblica (tra privatizzazioni bislacche, con qualche clinica ladra e assassina, ma passi).
La domanda che invece esplode con la violenza di un peto incontrollabile è: cosa ci fa Susanna Messaggio (la foto è sotto) in questa serie?
Oppure perché manca Giorgio Mastrota, il marito di Natalia Estrada, quello che vende i materassi su Rete4? In fondo, dormire bene è già garanzia di salute.

domenica 19 luglio 2009

Isola delle Vergini, o un'Italia fa.


Sono stato per 2 domeniche di fila al Parco del Ticino, località Vigevano, nel penoso tentativo di conquistare quel minimo di abbronzatura che mi eviti la protezione 50 costante nella prima settimana di vacanza in Andalusia.

Lì ho avuto diverse disavventure a causa della natura (1a settimana zanzare zanzare zanzare e, per difendermi, Autan misto a crema solare: disgustoso. 2a settimana (oltre alle zanzare) pozzanghere che allagavano i sentieri e rendevano penoso il cammino, dopo le recenti piogge. Già così ho misurato quanto sono cambiato: la distanza tra me e la natura non addomesticata (ossia la natura) è ormai enorme. Mi sono domandato: ma per anni anni chi me lo faceva fare?

Ma la cosa su cui ho più riflettuto è che la distanza tra me e la vita gay sauvage del posto, cui ho partecipato per anni da quand'ero un ragazzo a pochi anni fa, è davvero tanta. Anzi, sono un'altra cosa, forse perché probabilmente è cambiato il mondo, e ancor più il pezzo di società formato da noi uomini che cerchiamo gli uomini.

Per chi non conosce, bisogna fare una premessa: il Parco del Ticino ospita da decenni una comunità gay e gay-friendly che non ha mai temuto per numero e vivacità confronti.
Dall'area parcheggio sulla Vigevanese accedevi a un paradiso perduto che lasciava sì qualche spiaggia (molto bella e molto soleggiata) alle famiglie. Ma poi per boschi e sentieri e piccoli spiazzi erano mille le vie del piacere fino ad arrivare alla lontana mitica (per la distanza) ISOLA DELLE VERGINI. La prima volta che ci sono stato risuonava, come il richiamo delle sirene, Renato Zero sovrapposto a Patty Pravo sovrapposto alla Rettore.

Isola delle Vergini era certo ironia camp, ma anche descrizione dell'effetto della natura. Il corso del fiume cambiava e cambia ogni anno, formando così isole e penisole*.
Ogni anno le avventure di questa boystown nostrana cambiavano scenario, in una variante ecologista di Sodoma. Quasi che la natura sfidasse la mutevolezza del capriccio libidico gay per batterlo: ed era davvero poco interessante sapere chi vinceva.

Già all'ingresso c'è stata per anni -con il suo camioncino delle bibite e panini- la lumbardissima sciura Vittoria e la sua adorabile figlia Maria Celeste, due protettrici della comunità che litigavano con i responsabili regionali che decisero ad un certo punto di cintare e dare orari di apertura al Parco, privilegiando i pescatori.
"Ma quali pescatori... qui vengono i peccatori!" diceva la Vittoria ridendo in faccia al funzionario regionale che non capiva un andirivieni così diverso per orari e numeri da quello delle cime dell'Adamello o delle Grotte di Catullo.

Ma è storia passata, oggi la Vittoria serve il suo Fresh (un Gatorade artigianale ricco di limone) nell'alto dei cieli e io torno al Ticino nell'era in cui le relazioni gay di ogni tipo iniziano su internet. Probabilmente i gay e le lesbiche hanno approfittato del web mooolto più degli etero, e per necessità ne han fatto virtù.

Eppure tutti quei nonni, e quelle velate (come chiamare quegli uomini, possibilmente paparini che con la camicia della domenica si avventurano per i sentieri?), e quella marea di trans e travestiti brasiiani (ultimo tra gli acquisti, mai così numeroso prima) di internet fanno anche meno, continuando una pratica di simbiosi con la natura come nulla fosse. E altro che "contro natura".
Certo, sono ben pochi uomini belli o invitanti in senso fashionista. E molti mi sembravano addirittura inopportuni con il loro cazzo fuori, esibito forse per invitare te forse per invitare il prossimo. Sono senz'altro figli di un dio vintage, di un modello superato rispetto a quello che trasuda dai televisori del 2009. Chissà se questi nudisti oltranzisti sfidano il mondo di Papi, o chissà se lo votano perché è "moderno".

Guardavo sull'erba secca un grillo, di una razza particolare che riesce ad aprire sul dorso un ventaglio che pare quali un'ala arancione acceso... E sull'acqua volavano libellule blu fluorescenti... E mi dicevo "è proprio un'Italia fa".

A creare l'effetto "appuntamento con la storia" o meglio ancora "resa dei conti", nel mio iPod suonava in quel momento "Italiano" una compilation fatta con canzoni degli anni '60 dal mio amico Populous http://www.zshare.net/audio/62655926a11f5ccd/. Faceva esplodere il ricordo, dava valore al luogo (che avrà sentito risuonare "Se Telefonando" di un idolo gay come Mina in chissà quanti formati... prima nei mangiadischi, poi con le musicassette, e infine con i radioregistratori...) E pensavo che oggi tutti ascoltiamo isolati, ciascuno in cuffia, facendo implodere la rivoluzione e la differenza come fossero un senso di colpa.

Mi rendevo conto che quella di Populous -musicista straordinario dell'ultima ora, ancora più celebre all'estero che da noi- è un tentativo eroico di rivalutare, riammettere in discorso, recuperare la ricchezza che l'estero ancora vede in noi. Morricone, Pensiero Stupendo, E la Chiamano Estate.

Ma per me è finito, e me ne rendo conto proprio all'Isola delle Vergini. E' finito il fastidio per non riuscire ad essere l'italiano che vorrei, o la voglia di un'Italia un po' più dignitosa e moderna.
Io mi sento europeo, i miei amici mi aspettano in Spagna e il web ci ha cambiati.
E' finita la speranza delle maniche rimboccate, è finito il senso (e il bisogno) del progresso... dell'impegno che portava le mie prof della scuola media ...Marcella, Clara, Paola... ad insegnare al Gratosoglio quartiere disgraziato per aiutare noi figli di operai a "farcela".

Io ce l'ho vagamente fatta, ma l'Italia che mi circonda è quella dei piccoli egoismi e dei soldi come unico valore. Delle veline, di ristoratori che dichiarano di guadagnare quanto i pensionati. E questi vecchi gay con abbronzatura integrale mi sembrano i soldatini di un esercito perduto, quei modellini coccio di cui trovano ogni tanto sepolti in Cina altri 1000 pezzi.


*Nella foto, su un'isola dell'attuale conformazione, un ragazzo che guarda il fiume scorrere e all'estrema destra, sdraiato, un signore distinto con i capelli bianchi che guardava verso di me e si faceva una sega.

giovedì 16 luglio 2009

Give a Bit of Mhh to Me

Ci sono momenti unici e irripetibili, totalmente inaspettati, che non paghi nulla e sono il più grande piacere della vita.

Esco qualche ora fa dalla visita con l'analista dopo aver parlato, tra tante cose, proprio di questo tema e mi incammino verso casa (ore 20,40 circa). Passo a fianco di giardinetti con parco giochi e gente che piscia il cane, in una piazzetta parellela a via Washington (Milano). Accendo il lettore mp3... e cosa ti parte?

Da un disco che possiedo in cd, in vinile di stampa giapponese (quando si dice fan, si dice fan) e naturalmente in mp3 e che ogni tot anni da quando sono adolescente mi ricattura, "Sweet Revenge" di Amanda Lear, comincia "Enigma".
E' una delle mie preferite -anche se di quel disco "le preferisco" tutte o quasi-, penso a Claudio che ha trovato ridicola Amanda Lear quando in un'intervista TV qualche giorno fa le han chiesto perché non aveva avuto bambini e lei ha risposto "per la carriera".

Sopra pensiero, canto a voce alta e imitando il tono di Amanda "Give a bit of mmh to me...". Davanti a me una donna sui 35 si blocca. Quasi le leggo l'incredulità negli occhi anche se la vedo da dietro: si gira e mi scoppia a ridere in faccia con una complicità fragorosa e incredula.
Ancor più stupita perché col caldo che fa io sono lì vestito in maniera formale, con la giacca.

Senza esitazioni capisco che non ride a caso, che è finocchiara di platino, e le dico "Più di cantare Amanda Lear a voce alta per strada..." e lei finisce "...no, non potevi!".

Meno male che ci sono le ragazze, questo tipo di ragazze.

domenica 5 luglio 2009

E' Cronaca Locale?

la domenica mattina (suona "Sunday Morning"?) trovo questa brutta notizia sulla web de La Repubblica, e la prima versione era sul genere "è incerto chi dei due ha commesso l'omicidio prima di passare al sucidio". indovina.

fino a quando non ci renderemo conto che la misoginia è un tumore che lavora come un tarlo per distruggere l'identità del maschio fino a permettergli di considerare la donna "cosa sua" fino a "farla finita" (transitivamente) saremo nei guai.

con molta stima per il Presidente Juan Luis Rodriguez Zapatero, dalla libertà della donna si misura la libertà dell'uomo (e naturalmente quella degli omosessuali rispetto alla dittatura eterosessuale).

mi viene in mente la pubblicità anni '80 dei giocattoli Gig sulle reti TV Mediaset (e l'accesso di piccole azienda al Grande Media che addomestica l'idiota): ridi ridi.

Avete visto "Vincere" di Marco Bellocchio? ...


... che ringrazio qui, come posso, perché il film non ha un sito uffuciale.

giovedì 2 luglio 2009

2 VOLTE GENITORI


Ieri e l'altro ieri sono tornato 2 sere di fila alla proiezione dello stesso film, al cinema Mexico qui in Milano. Un po' perché è il cinema (glorioso) del mio quartiere, a cui posso arrivare a piedi: proietta spesso film tanto straordinari quanto difficili da vedere (quindi è glorioso per la città), ma soprattutto perché l'evento mi pareva asuo storico e perché la notte dopo la proiezione della prima sera i ricordi di quel che avevo visto (facce, espressioni, modi di dire) avevano invaso i miei sogni/pensamenti notturni.

"2 Volte Genitori" mi sembrava davvero una "cosa di famiglia", e dovevo tornare alla proiezione, saltando la piscina. era tutto coerente: la sala cinema pacatamente rivoluzionaria portava fin sotto casa la bomba col silenziatore del coming out nelle famiglie italiane.

Se non bastassero i motivi socio psico ambient, il simpatico papà Agedo presente tutte e due le sere assomigliava fisicamente, per misura e per modo di esprimersi a mio padre. Sono stato educato da lui a rispettare le donne come esattamente uguali agli uomini. il che essendo nato nel 1959, da una famiglia non colta né abbiente... mi sembra proprio motivo di orgoglio.

"2 Volte Genitori" è straordinario da diversi punti di vista: prima di tutto ci avvicina al difficile mestiere del genitore, e fa capire che è davvero un mestiere.
Da bambini o adolescenti vediamo i genitori come scocciatori... adesso che abbiamo la loro età e potremmo essere genitori a nostra volta, vediamo che quei limiti -uno per uno- sono i nostri, o lo specchio dei nostri.
Quei genitori che faticano ad elaborare un approccio, a trovare un equilibrio verso l'omosessualità dei figli (che brutta parola, d'ora in poi cercherò di usare "amore") sono lo specchio delle nostra difficoltà. E quando nel film parlano di "deserto", di mondo che cade addosso, di mancanza dei punti di riferimento, di assenza delle "parole per dirlo" rifanno la faticosa strada che ciascuno di noi (uomo che ama gli uomini o donna che ama le donne) abbiamo dovuto fare. Un percorso inventato nel discredito, nell'indifferenza, nel buio o nella menzogna.
Non a caso chi fa più fatica sono le mamme delle ragazze e ancor più delle "maschie": devono vincere oltre alla diffidenza/disprezzo/ostracismo anti-omosessuale anche la misoginia o la condanna per la mancanza della cosiddetta "bellezza" femminile, oggetto di piacere predatorio maschile (viviamo a Papi-landia).

E poi "2 Volte Genitori" attraverso il dolore dei genitori mette a nudo la vergognosa attitudine della chiesa cattolica romana che lascia temi così importanti avvolti nell'ignoranza o nella condanna solo per approfittarne ed estendere il proprio dominio.

Per onestà, semplicità e voglia di capire, in queste 2 sere al Mexico non sembrava neppure d'essere in Italia. Ho visto apposta i 6 incontri col pubblico (a finale della prima proiezione, l'intro alla seconda e la chiusura di serata)... e nessuno era uguale all'altro; c'è ancora così tanto da dire, da capire e da imparare in questo campo, che più che campo è un deserto che iniziamo a bonificare.

Ci sarà ben una ragione del cinema pieno come un uovo (per un documentario!), o del fatto che i camion di genitori dell'Agedo ai Pride passano tra gli applausi ininterrotti...
La ragione per cui amiamo mamme e papà dell'Agedo è semplice: la loro presenza è una liberazione. Abbiamo dei genitori da amare, e loro si sentono amati. Fa paura dirlo, ma è così.

La prima notte scorsa sono stato folgorato da un fatto che mi pareva un'evidenza: tanta gente gay o lesbica si fa del male, con sesso brutto o promiscuo (soprattutto gli uomini), vive istericamente, prende droghe o trova soddisfazione e autostima in modi bizzarri o autolesionisti PROPRIO PER MANCANZA D'AMORE.
Di quell'amore semplice e naturale che -come dice nel film la ragazza di Lecce o il papà di Catania- se non ricevi da chi ti ha generato, ti porterà a pensare d'essere "sbagliato". Quell'amore che ci renderebbe semplici, normali, perfino banali: cittadini come gli altri.

Dunque grazie a Claudio Cipelletti per le risate liberatorie del pubblico a commentare i momenti del film scandagliano paure e paranoie, permettendo di rivivere i drammi individuali in pubblico (per restare al cinema Mexico, un papà aveva avuto paura che il proprio figlio fosse diventato gay perché gli avevano fatto vedere troppe volte "The Rocky Horror Picture Show"!), ridimensionandoli e facendoli sciogliere come neve al sole.

Niente, dopo un film come questo, è più lo stesso.
http://www.duevoltegenitori.com