martedì 12 ottobre 2010

IMPRINTING.

(già dal titolo, argomento congeniale a Radio Pavlov!)
Mi sono sempre domandato come funzionano desiderio e attrazione ossia perché una persona ci piace eroticamente e un'altra no.
L'estetica generata dall'arte classica greca e romana, o il canone rinascimentale sono per noi italiani parametri fondamentali a cui aggiungerei forse un pizzico di cinema neorealista. Poi è arrivata la TV commerciale, e in seguito internet o la globalizzazione con la relativizzazione e perdita di parametri che spinge molti a tatuarsi come carte geografiche per segnare almeno sul proprio corpo il territorio conosciuto. Ma la bellezza vera è una cosa, Fabrizio Corona un'altra.

Tornando a me e al mio senso della realtà desiderabile, unisco l'aspetto estetico/erotico al possesso d'intelligenza. I 2 ingredienti sono per me indissolubili, anzi lo diventano vieppiù col passare degli anni. Sono definitivamente lesbico, dovessi dirlo con una battuta, e l'approccio schizz'n'go alla vita, così diffuso tra gli omosessuali maschi mi lascia quasi del tutto indifferente. Sono un silver daddy coerentemente vintage.

Fatta la premessa, passiamo alla messa. Per un improvviso cortocircuito tra circostanze Facebook e ricordi, sono andato oggi a cercare qualcosa su un nome che da anni mi tornava in mente. E mi sono così reso conto della potenza di una figura che ha fatto da imprinting su ciò che trovo desiderabile nella vita e nella maschilità: Alberto Manzi, quello di "Non è mai troppo tardi".
Spiego a chi, tra i miei 25 lettori, è molto più giovane di me (grazie) o agli amati spagnoli. Negli anni '60 del secolo scorso, ossia quand'ho cominciato a capire le cose e un po' enfant prodige a leggere e scrivere, c'era quest'uomo in TV diventato poi figura mitologica: era un maestro che faceva lezione e alfabetizzava l'Italia del dopoguerra, cercando di dimuinire differenze regionali, svantaggio sociale e arretratezza. Aveva una personalità forte, stile coinvolgente e mai noioso, ed è per me diventato esempio e modello di riferimento.

Se devi spiegare argomenti, anche difficili, prova a farlo usando parole semplici o almeno aiuta la comprensione, circonstanziando bene gli argomenti ardui in un discorso fluido. Per i casi della vita poi il mio mestiere non è stato quello dell'insegnante, ma il pubblicitario (versione più glamour e moderna, senz'altro meglio retribuita del divulgatore) ma l'imprinting è stato quello. Ma quando ho fatto le trasmissioni radio e mi sono "riprogrammato" nella pronuncia e nello stile espressivo per essere compreso, il primo maestro è senz'altro stato quel bell'uomo di Alberto Manzi. Io, come l'Italia cuoriosa e attenta, pendevo dalle sue labbra (belle). Quando ho detto per anni che l'intelligenza mi eccita (aiutata dalla bellezza che riesce a generare), cercavo quelle labbra mediterranee.

Su wikipedia ho letto della sua gloriosa rivolta, lasciate le trasmissioni e tornato insegnante, contro l'introduzione dei giudizi da dare sugli alunni a scuola al posto dei voti.
Alberto Manzi li trovava assolutamente inadeguati: "Non posso bollare un ragazzo con un giudizio, perché il ragazzo cambia, è in movimento; se il prossimo anno uno legge il giudizio che ho dato quest'anno, l'abbiamo bollato per i prossimi anni".
E quando per questo lo sospendono dall'insegnamento (lui! a cui dovevano dare il Ministero della Pubblica Istruzione!) si mostrò disponibile a una valutazione riepilogativa unica per tutti i ragazzi con un timbro (!!!) il giudizio era: "Fa quel che può, quel che non può non fa". E quando il Ministero della Pubblica Istruzione si mostra contrario alla valutazione timbrata. Manzi risponde dicendo: "Non c'è problema, posso scriverlo anche a penna".

Forse evitare il timbro è una cosa che può aiutare in quest'epoca di neoanalfabetismo digitale, dove l'espressione di sé è limitata ai 140 caratteri di un sms o Twitter e si ferma per paura già prima. L'intelligenza non può esibirsi, per esempio, nei profili di ricerca dell'anima gemella o di cucco online, e le descrizioni di sé fanno pensare alla razza umana come a un esperimento malriuscito.
"Va' avanti" è l'imperativo morale, non perdere fiducia o pazienza. "Non è mai troppo tardi".

2 commenti:

  1. Qué interesante, no recuerdo nadie así, o algún programa tan cultural, en la televisión española de mi infancia. Bueno, claro, hasta que llegó Alaska con la "Bola de Cristal", otro motivo para amarla. Aunque no de la manera que tú lo hacías con Alberto Manzi ;)

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  2. lo que me ha fascinado ha sido darme cuenta de que lejos era -en mi pasado- esta idealizacion, toda mia, del "kalos kai agathos" griego.
    quizas eso paso' porque en el 4o año de la escual primaria he tenido un maestro dulce, fuerte y encantador, similar como perfil a Manzi... que enseñaba a nosotros chicos (clases aun separadas niños vs niñas) a ser independientes de la mamma y de la familia... un hombre increible por aquella epoca!

    lo que nos (todos?) llevamos imprimido como imagen/recuerdo/referencia de "hombre bueno" se cruza con el deseo? quizas deseamos toda la vida reencontrar al "tio bueno" o al "vecino gentil" ... la camiseta sin mangas del verano de toda la vida en este sentido ha ayudado mucho a Dolce e Gabbana como referencia fuerte y consistente ala vez de "tener raices".

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