mercoledì 3 novembre 2010

LO STATO DELLE COSCE.

In un evento chiamato Motorshow (il che già la dice lungo e duro) l'attuale Presidente del Consiglio Italiano esibisce il motore che ha (o pensa di avere) tra le gambe: ''Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay''. Molta gente civile è saltata sulla sedia (non mentre parlava: applaudivano), gay e lesbiche si sono offesi, tutti i media del mondo ne hanno parlato.
A me succede molto poco, la cosa non mi stupisce né mi fa arrabbiare. E mi chiedo il perché di quest'indifferenza; proprio io che ho per immagine di profilo facebook la mia ostilità come italiano verso quest'uomo indegno. Aspetto che reagiscano altri, più titolati o famosi di me, come la signora De Santis, Presidente dell'AGEDO o il fin troppo misurato Nichi Vendola. E' che mi sento una pila esausta. Poi ascoltando Vincent Delerm e una canzone, "Un temps pour tout", capisco. Forse il suono della lingua francese aiuta l'introspezione.

Mi domandano molte volte se ho subito danni per omofobia, se ne ho sentito il peso, e sono sicuro di sì. Tanta, troppa, una valanga non misurabile. Ma quando me lo chiedono esito a rispondere: per pudore o per evitare di sembrare un baüscia, il martire che si fa bello delle proprie ferite. La traiettoria umana e professionale di un uomo affermativo come me, un affabulatore (a volte encantador come mi dicono lusingandomi gli spagnoli), uno che nella vita ha avuto buon successo e visibilità professionale, sembrerebbe dimostrare il contrario della discriminazione.
Ma so soltanto io quanto tutto questo mi è costato "nonostante" la mia omosessualità. E sottolineo che se anche fosse "grazie a", non sarebbe differente. Anzi, forse sarebbe peggio.

E' che sull'omosessualità si punta troppo l'attenzione, e in modo squallido. E' come se mentre fanno finta di ascoltarti ti guardassero la patta, per scoprire se qualcosa si muove. E se sei una donna si domandano come fai a non riempire il tuo tempio libero con il sacro mattarello. Un orrore infinito.
Mi è capitato di pensare a questo "difetto di normalità" recentemente, nell'ultima posizione lavorativa "prestigiosa", Direttore Creativo in un'agenzia di pubblicità dov'ero accettato come niente fosse. Appunto "come niente fosse". Come se io nella vita quotidiana immaginassi il tipo di coito che il cretinetti tollerante di turno ha. Ma non è come se niente fosse: le montagne di fango davanti alla porta di casa ho dovuto spalarle via io. La discriminazione è nella parola stessa. E poi, che ridere, ero il capo. Fossi stato l'ultimo degli ultimi, senza un armatura caratteriale e una posizione a difendermi?

Noi, uomini che desideriamo gli uomini o le donne che amano le donne, viviamo sotto dittatura. Life during wartime, cantavano i Talking Heads. Ed è come se ci nascondessimo nei rifugi quando cadono le bombe, magari bombe del fuoco amico tipo gli stilisti o la moda o lo sfruttamento della nostra sessualità per farne carne da McChicken. Il consumismo ci libera e ci sfrutta.

Come sogno la banalizzazione dell'omosessualità!, delle sue presunte differenze magiche e delle proiezioni che su questo desiderio / orientamento fanno la cultura ufficiale, la religione, il senso comune. Come auguro che nelle prossime generazioni diventi un particolare meno significante (succederà mai?), un tratto del carattere.
Certo, bisognerebbe insegnare nelle scuole la parità di amore, le regole di comportamento corretto verso sé e gli altri. Ma dubito, proprio per questo, che il cambiamento avverrà. La paura, diceva Rainer Werner Fassbinder, mangia l'anima.

Mentre la guerra e i bombardamenti continuano, rispetto (anche se ho fatto la scelta opposta) gli uomini e donne che restano nascosti nell'armadio, comodo e sicuro, coperti da una moglie (che gli spagnoli chiamano tapadera) o da un marito (chissà che definizione ne daremmo, non è un caso che non esista).
E resta la domanda: se vivremo più liberi non rischieremo di perdere l'ispirazione o quella particolarità che ci contraddistingue? E' quel che si domandava Dominique Fernandez anni fa in un illuminate saggio "Il ratto di Ganimede". Poi è arrivata internet, e ciascuno di noi con un po' di buona volontà può trovare conferme, amici, fidanzamenti, sesso a volontà (sempre restando attenti a non diventare carne per McChicken).
Ma con il rimpianto targato "si stava meglio quando si stava peggio" non saremmo mai arrivati a un Presidente come Barack Obama. E certo, Obama non ha fatto neanche un decimo di quel che avrebbe dovuto rispetto a quanto promesso ed è già in crisi, coi fascisti 3.0 del Tea Party che si presentano moderni e spigliati per riaffermare il peggio, invadere un altro Iraq e lasciar morire gli ammalati poveri. Questo ci fa domandare se la coscienza, l'autopercezione (quello che ci differenzia dagli animali) non si trasforma in menzogna e non dimostri che la razza umana è un esperimento fallito. Può essere, ma finché stiamo qui non diamola vinta.

Ma tornando al campo della sessualità, dove l'autopercezione lo cambia todo (gli animali ci mettono 15 secondi per raggiungere l'orgasmo, noi scriviamo la Divina Commedia o Alla Ricerca del Tempo Perduto). E un aspetto "incatalogabile" come il desiderio e l'amore per le persone del proprio sesso manda tutto in tilt. Religioni (specie quelle monoteiste, con il dio vigile urbano) e i poteri consacrati ci speculano da sempre. Come può stupire se non lo faccia al Motorshow il Silvioshow?

Né consola l'acquitrino che ci circonda. Facciamo un giro nelle pagine web o faccialibro dedicati alla notizia. "Berlusconi vuol rendere capro espiatorio la categoria più debole i gay per distogliere l'opinione pubblica dai suoi casini", osserva un anonimo commentatore su internet. Il problema, a me sembra, è l'anonimato del commentatore. Qualcuno se la prende con chi, nel video della dichiarazione omofoba, saluta la frase con gli applausi. Ma è difficile immaginare che al Motorshow si applauda a Martine Rothblatt.
Una tale Giorgia difende il Premier dalle accuse degli avversari politici: “Ma l’On.le Di Pietro perchè si scalda cosi? Che c’azzecca con i gay?“. (dobbiamo leggere "...ma come? è maschio anche Di Pietro! mi farei montare da lui più che da Berlusconi!"). Poi c'è una certa Silvia: ”Il Presidente ha detto che non è gay. Famiglia Cristiana cosa dirà oggi? Lo criticherà?“ (ricordiamo che il Giornale di casa Berlusconi, accusando di omosessualità il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, lo costrinse alle dimissioni). E c'è anche chi dice: “Cara sinistra, invece di pensare a chi gradisce le donne perchè non pensate ai Sircana e ai Marrazzi vostri?“. E non ne usciremo presto, a sentire un giornale che visto dall'Italia pare comunista, l'americano Time: "Mediaset ha determinato un cambio di gusti tanto profondo che per i prossimi 30 anni gli italiani saranno più berlusconizzati di Berlusconi.”. Anche perché Papi non ha fatto altro altro che dare valore e personificare come vincente la pattumiera mentale che c'era prima.

Parlano tutti, e noi siamo costretti a vivere sotto i bombardamenti. Ma almeno c'è intorno il mondo che ci regala un lieto intervallo: le dichiarazioni a proposito di Julienne Moore, un mio idolo di tutta la vita. Non basta, ma consola.

1 commento:

  1. Muy buena toda tu reflexión. Realmente es una verguenza que una persona así pueda gobernar (me imagino los vómitos de Ángela Merkel, Sarkozi, Zapatero o el mismo Papa cada vez que le tienen que dar la mano a este "señor"). También me encanta la respuesta de Julianne Moore y la de Nicky Vendola!!

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