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è difficile spiegare oggi a chi non l'ha vista e vissuta, la differente situazione: non c'erano computer o telefonini ma un solo canale TV (forse due, di cui uno la TV della Svizzera Italiana), in bianco e nero. e noi eravamo lì pronti a percepire segnali dalla televisione.
l'idea di scrivere me l'ha data il post di un amico, Giovanbattista Brambilla fotografo valiente, su facebook. raccontava in modo divertito della sua partecipazione curiosa qualche anno fa ai funerali di Wanda Osiris e concludeva lamentando che certe situazioni e sensazioni (il perché o per come del divismo) è un po' difficile tramandarle "perché i gay pensano ad altro".
mentre i gay pensano ad altro, raccontiamo cosa provavamo noi quando da bambini intercettavamo sui teleschermi una scintilla di libertà assoluta: come Sandie Shaw.
si potrebbe dire che ho poi imparato l'inglese per la fascinazione subita dal suo personaggio quand'ero piccolo. amavo e amo quell'Inghilterra elegante, leggera, ironica e popolare: pop.
a me che sono milanese e avevo un padre operaio ma europeista già allora era molto facile capire quel feeling nordico che sapeva di libertà rispettosa e maliziosa insieme. per spiegartelo, te lo cantava in italiano come poteva e si aiutava con un look.
così in momenti speciali come il sabato sera o al Festival di Sanremo si magnetizzavano queste figure sul teleschermo, generalmente femminili, che ai nostri occhi raccontavano la vita da un altro prezioso punto di vista; traducevano col corpo e i gesti prima che noi avessimo imparato le lingue straniere. erano oltre a Sandie, Sylvie Vartan o Dalida francesi e Lola Falana la negra elegante come una tigre (non si diceva ancora "afroamericana" o "di colore"). arrivavano e cantavano non una canzone ma un intero repertorio in italiano!
era un onore, ti faceva sentire meno solo e meno isolato, in diretta con il futuro.
e Sandie Shaw -che oltre all'italiano si esibiva anche con successo in francese e in spagnolo- aveva dalla sua un mix di riservatezza educata e malizia visualizzate dal suo look distintivo che era diventato il suo nick di battaglia. era inconfondibile, "la cantante scalza".
ricordo che le donne giravano ancora vestite di nero dalla testa ai piedi per il lutto. cosa poteva vedere un bambino o una bambina italiana in questa ragazza che ballava con gli abiti leggeri, nella lingua di Stanlio e Ollio, a piedi nudi?
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c'erano anche interessanti divergenze di tono tra una lingua e l'altra: Long Live Love inglese diventa ancora più edificante e ottimista Viva L'Amore con te ("Non so quando te ne andrai ma non te lo chiedo mai finchè sei vicino a me"). e in francese si trasforma in Pour Vu Que Ca Dure (Ammesso e non Concesso che Duri).
poi gli anni passano, crudeli per gl'ignoranti e un po' meno per noi e, come se la memoria della "cantante scalza" non bastasse, come ti ricompare la Sandra? omaggiata da Morrissey degli Smiths (guarda caso) riprende a cantare (con un 12"). continua, ritorna: e non è una dinosaura scongelata dai ghiacciai dell'indifferenza. era una sister, una cattiva maestra (supplente), un nucleo del nostro dissenso come maschi diversi che proiettavamo su queste attraenti e magiche icone di libertà. epifanie pagane.
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qui il cerchio si chiude anzi si rinchiude il cerchietto con cui si legavano i capelli queste dive da un altro mondo, delle bombe ad orologeria formato famiglia. quanto ha fatto l'Eurovisione e la canzonetta per creare l'Europa unita, e per foraggiare questo censimento "gay" del divismo! (un motore dell'Europa che oggi invece alimenta il successo di Easyjet o altre linee aeree low costche favorisce i fidanzamenti tra uomini di nazioni diverse).
tanto per ricordare, la canzone preferita di Morrissey è "Heart", "Cuore" di Rita Pavone. è la cantante ragazzina si mise col suo manager, fece scandalo ed ha avuto la carriera troncata.
insomma abbiamo avuto un cuore che troppi non sanno o non ricordano di avere.
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