martedì 19 marzo 2024

RIDERE DAL MORIRE.

dovrei parlare di uno spettacolo teatrale che ho visto ieri sera e mi va di farlo parlando di Milano e di me. lo spettacolo è E.G.O. Extreme Game Over, Milano è la mia città, Teatro Manzoni è il posto in cui ho vissuto il dunque. non penso andrò fuori tema: lo spettacolo parla di me, di te e del senso che si dà alla parola “io”. 



due autori che amo molto e sto seguendo da tempo, Mariano Lamberti e Riccardo Pechini dispongono di un attore con energia fuori misura, Lorenzo Balducci. andavano per una sera sola in scena al Teatro Manzoni, luogo che è pietra miliare della città dove sono nato e presto lascerò (anzi sto lasciando progressivamente sempre più). già questo sembra strano: me ne vado mentre tutti ci vogliono venire, non trovando più interessante io per me quello che ha da offrire. vado a vivere in collina, in un posto più isolato, senz’altro sto invecchiando, senz’altro sto ridimensionandomi e cambiando le mie richieste (in linea con quanto lo spettacolo avrebbe poi detto!). per uno dei simpatici controsensi che la vita offre in quantità, sul tram 1 che da Cordusio passa davanti alla Scala e porta al teatro Manzoni, metà dei passeggeri erano spagnoli, mia nazione di adozione. 


il teatro Manzoni è un luogo molto particolare per me: per la sua bellezza, per quello che ci ho vissuto come pubblicitario (sede di tanti eventi e premi) e come spettatore (anche eventi FuoriSalone). fu poi comperato da Mediaset e per qualche anno mi è sembrato diventare un teatro leggero senza grande importanza in quanto a programmazione, un po’ convenzionale con comicità da TV commerciale…. 

nonostante notizie date più volte di sua possibile chiusura, ho scoperto invece così che il Manzoni era ancora aperto e attivo. e mi ha sorpreso vedere che 2 autori inesorabili fossero ospiti di questo magico posto. 


la rassegna si chiamava, se ho letto bene, “Morire dal Ridere” ma con questo spettacolo non ho riso molto, anzi potrei rinominarlo “Ridere dal Morire”. 

E.G.O. Extreme Game Over parla dell’esagerata importanza che diamo al nostro ego, appunto, in relazione alla vita in comune, al destino, alla possibilità di affermare un qualche valore. ci prendiamo troppo sul serio… e l’utilizzo del format “stand up comedy” con un attore molto valido, nel pieno delle sue forze permette di far riflettere in modo brillante su argomenti difficili o scomodi. 



anche il fatto che l’attore sia gay aiuta: gli permette di affrontare “un po’ dentro e un po’ fuori” le ovvietà, i controsensi e le pacchianate normalmente date per “normalità”. sarà anche perché che uno dei due autori (e regista) è buddista, con tutta la ricchezza che questo porta al flusso di pensiero senza un dio patriarcale a giudice della vita.

 


l’insieme luogo/tema mi faceva pensare al senso del teatro - che le decorazioni del Manzoni celebrano - con un attore che era una l'opposto (ma anche continuazione e conferma) di Franca Valeri che in questa zona di lusso ha vissuto da bambina, quando Montenapoleone e dintorni erano ancora zona abitabile da comuni mortali. 

riflettevo anche sul sorprendente fatto che la galassia Mediaset, forse non sapendo bene cosa fare alla morte del fondatore Silvio Berlusconi, accetta contributi spettacolari anche da comici progressisti e aperti (peraltro lo ha fatto già a suo tempo con Zelig o la Gialappa’s Band che hanno però svenduto l’anima dietro cospicuo compenso e qui con E.G.O. Extreme Game Over, già dal nome, il livello è altro). 



lo spettacolo è molto valido, … mette in scena com’è difficile tenere la barra della dignità rispetto a temi importanti come la morte, il sesso, la capacità di stare con gli altri rimanendo se stessi, sempre che essere se stessi significhi qualcosa.

insomma davvero qualcosa di bello e “molto mio” e molto utile in questa Italia presuntuosa e senza grandi prospettive che stiamo vivendo. ho riso pochissimo, come diceve, ma mi ha fatto piacere sentire fragorose risate altrui, grande e attenzione del pubblico, l’ovazione finale…



ho fatto poi a piedi via Manzoni e sono tornato a casa, ripercorrendo la via Manzoni e luoghi della “Grande Milano”. pensavo che in questo spettacolo, rispetto al precedente che mi aveva entusiasmato, mi era mancata una citazione diretta e positiva di Paola e Chiara, artiste milanesissime che, come questo spettacolo, nascondono dietro un'apparente leggerezza la capacità tutta milanese di affrontare i disastri della vita in modalità non drammatica (la loro ultima canzone “Solo Mai” le vede richiedere rispetto e attenzione: “saremo tutti uguali senza il bisogno di avere un Dio”). orgogliosamente fui proprio io da milanese a “sdoganarle”, a proporre la loro umiltà su gay.it in un percorso che le fece poi diventare “icone gay” dalla città di Armani e Moschino, di Leonardo Da Vinci, di Sant’Ambrogio, Franca Valeri e dove iniziò il Fascismo istituzionale. ah, il carattere milanese: determinato, a volte presuntuoso e a tratti ridicolo sottolineato anche nello spettacolo ieri sera. quando i milanesi incontrano la morte non hanno tempo. e persino i bagni al Teatro Manzoni testimoniano il bisogno d'importanza di questa città ricca di ego.





di che morale, di che città, di che dignità ci tocca vivere o morire? 

grazie, amici di E.G.O. Extreme Game Over… 









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