domenica 19 luglio 2009

Isola delle Vergini, o un'Italia fa.


Sono stato per 2 domeniche di fila al Parco del Ticino, località Vigevano, nel penoso tentativo di conquistare quel minimo di abbronzatura che mi eviti la protezione 50 costante nella prima settimana di vacanza in Andalusia.

Lì ho avuto diverse disavventure a causa della natura (1a settimana zanzare zanzare zanzare e, per difendermi, Autan misto a crema solare: disgustoso. 2a settimana (oltre alle zanzare) pozzanghere che allagavano i sentieri e rendevano penoso il cammino, dopo le recenti piogge. Già così ho misurato quanto sono cambiato: la distanza tra me e la natura non addomesticata (ossia la natura) è ormai enorme. Mi sono domandato: ma per anni anni chi me lo faceva fare?

Ma la cosa su cui ho più riflettuto è che la distanza tra me e la vita gay sauvage del posto, cui ho partecipato per anni da quand'ero un ragazzo a pochi anni fa, è davvero tanta. Anzi, sono un'altra cosa, forse perché probabilmente è cambiato il mondo, e ancor più il pezzo di società formato da noi uomini che cerchiamo gli uomini.

Per chi non conosce, bisogna fare una premessa: il Parco del Ticino ospita da decenni una comunità gay e gay-friendly che non ha mai temuto per numero e vivacità confronti.
Dall'area parcheggio sulla Vigevanese accedevi a un paradiso perduto che lasciava sì qualche spiaggia (molto bella e molto soleggiata) alle famiglie. Ma poi per boschi e sentieri e piccoli spiazzi erano mille le vie del piacere fino ad arrivare alla lontana mitica (per la distanza) ISOLA DELLE VERGINI. La prima volta che ci sono stato risuonava, come il richiamo delle sirene, Renato Zero sovrapposto a Patty Pravo sovrapposto alla Rettore.

Isola delle Vergini era certo ironia camp, ma anche descrizione dell'effetto della natura. Il corso del fiume cambiava e cambia ogni anno, formando così isole e penisole*.
Ogni anno le avventure di questa boystown nostrana cambiavano scenario, in una variante ecologista di Sodoma. Quasi che la natura sfidasse la mutevolezza del capriccio libidico gay per batterlo: ed era davvero poco interessante sapere chi vinceva.

Già all'ingresso c'è stata per anni -con il suo camioncino delle bibite e panini- la lumbardissima sciura Vittoria e la sua adorabile figlia Maria Celeste, due protettrici della comunità che litigavano con i responsabili regionali che decisero ad un certo punto di cintare e dare orari di apertura al Parco, privilegiando i pescatori.
"Ma quali pescatori... qui vengono i peccatori!" diceva la Vittoria ridendo in faccia al funzionario regionale che non capiva un andirivieni così diverso per orari e numeri da quello delle cime dell'Adamello o delle Grotte di Catullo.

Ma è storia passata, oggi la Vittoria serve il suo Fresh (un Gatorade artigianale ricco di limone) nell'alto dei cieli e io torno al Ticino nell'era in cui le relazioni gay di ogni tipo iniziano su internet. Probabilmente i gay e le lesbiche hanno approfittato del web mooolto più degli etero, e per necessità ne han fatto virtù.

Eppure tutti quei nonni, e quelle velate (come chiamare quegli uomini, possibilmente paparini che con la camicia della domenica si avventurano per i sentieri?), e quella marea di trans e travestiti brasiiani (ultimo tra gli acquisti, mai così numeroso prima) di internet fanno anche meno, continuando una pratica di simbiosi con la natura come nulla fosse. E altro che "contro natura".
Certo, sono ben pochi uomini belli o invitanti in senso fashionista. E molti mi sembravano addirittura inopportuni con il loro cazzo fuori, esibito forse per invitare te forse per invitare il prossimo. Sono senz'altro figli di un dio vintage, di un modello superato rispetto a quello che trasuda dai televisori del 2009. Chissà se questi nudisti oltranzisti sfidano il mondo di Papi, o chissà se lo votano perché è "moderno".

Guardavo sull'erba secca un grillo, di una razza particolare che riesce ad aprire sul dorso un ventaglio che pare quali un'ala arancione acceso... E sull'acqua volavano libellule blu fluorescenti... E mi dicevo "è proprio un'Italia fa".

A creare l'effetto "appuntamento con la storia" o meglio ancora "resa dei conti", nel mio iPod suonava in quel momento "Italiano" una compilation fatta con canzoni degli anni '60 dal mio amico Populous http://www.zshare.net/audio/62655926a11f5ccd/. Faceva esplodere il ricordo, dava valore al luogo (che avrà sentito risuonare "Se Telefonando" di un idolo gay come Mina in chissà quanti formati... prima nei mangiadischi, poi con le musicassette, e infine con i radioregistratori...) E pensavo che oggi tutti ascoltiamo isolati, ciascuno in cuffia, facendo implodere la rivoluzione e la differenza come fossero un senso di colpa.

Mi rendevo conto che quella di Populous -musicista straordinario dell'ultima ora, ancora più celebre all'estero che da noi- è un tentativo eroico di rivalutare, riammettere in discorso, recuperare la ricchezza che l'estero ancora vede in noi. Morricone, Pensiero Stupendo, E la Chiamano Estate.

Ma per me è finito, e me ne rendo conto proprio all'Isola delle Vergini. E' finito il fastidio per non riuscire ad essere l'italiano che vorrei, o la voglia di un'Italia un po' più dignitosa e moderna.
Io mi sento europeo, i miei amici mi aspettano in Spagna e il web ci ha cambiati.
E' finita la speranza delle maniche rimboccate, è finito il senso (e il bisogno) del progresso... dell'impegno che portava le mie prof della scuola media ...Marcella, Clara, Paola... ad insegnare al Gratosoglio quartiere disgraziato per aiutare noi figli di operai a "farcela".

Io ce l'ho vagamente fatta, ma l'Italia che mi circonda è quella dei piccoli egoismi e dei soldi come unico valore. Delle veline, di ristoratori che dichiarano di guadagnare quanto i pensionati. E questi vecchi gay con abbronzatura integrale mi sembrano i soldatini di un esercito perduto, quei modellini coccio di cui trovano ogni tanto sepolti in Cina altri 1000 pezzi.


*Nella foto, su un'isola dell'attuale conformazione, un ragazzo che guarda il fiume scorrere e all'estrema destra, sdraiato, un signore distinto con i capelli bianchi che guardava verso di me e si faceva una sega.

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