giovedì 7 ottobre 2010

IL RUMORE DEL SILENZIO.












Ci sarebbe molto da dire sull'angosciante vicenda della piccola Sarah uccisa e violentata dallo zio, sulla cugina che sapeva e copriva, sullo zio che rilasciava interviste, sulla madre di Sarah che avevi sospetti, sul tanto sbandierato "valore dalla famiglia" vs la violenza spaventosa che in realtà può esercitare (come diceva Susan Sontag).

Il semplice svolgersi degli avvenimenti non si discosta molto da una fiaba di Perrault o dei Fratelli Grimm: ne sarebbe solo una versione contemporanea ed elettrificata.

Ma qui purtroppo c'è proprio di più: c'è una vergogna provata dallo spettatore (ad esempio me, che neppure guardo la TV) e che trova paragone solo, chissà, con quella provata del pubblico nell'inesorabilità intensa e rituale della tragedia greca antica. Ma lì era solo rappresentazione e portava alla catarsi. Qui porta all'audience e lascia la ferita aperta.

Ci sarebbe molto da dire sull'esposizione pubblica del privato cui siamo ormai abituati, sulla violenza esercitata verso persone consenzienti facendo leva sulla loro vanità. Questa violenza è arrivata al punto di non ritorno nell'immagine della madre di Sarah pietrificata mentre riceve la notizia della confessione di suo cognato seduta nel salotto della casa di lui, in diretta TV.

E' l'implosione della cosiddetta normalità. E' la messinscena che non riesce più ad autocertificarsi come verità. E' il Grande Fratello con il morto, la povera ragazza che dal paesello voleva scappare.

E' scontro tra istinto/civiltà ancestrale da un lato e mondo "moderno"/culto dell'immagine dall'altro. Barbablu voleva approfittarsi della nipotina, l'ha fatto e non siamo riusciti a spegnere la TV in tempo.

Ci sarebbe molto da dire, l'urlo morale chiede "ma stai zitto", e non ce la faccio. Ho vergogna che una cosa del genere sia successa.

2 commenti:

  1. Si esta espiral de locura sigue, lo siguiente será una cadena de televisión secuestrando a una niña para poder seguir la noticia en directo.

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  2. esattamente. e il mio dolore riguarda il fatto che non si risolve il problema "non guardando la TV". si sta distruggendo il senso della realtà e della dignità.

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