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Oltre ad essere un film documentario molto bello (pare), innovativo nella struttura narrativa (la poesia dà i ritmo narrativo), riporta tra noi Antonia Pozzi, poetessa e fotografa: una tre le voci più originali del '900 -e non solo italiano-.
Dicono che la creatività femminile nella storia offre pochi esempi: ti credo!
Se eri Saffo trovavi o no nel medioevo monaci disposti a non copiare le tue poesie e distruggere gli originali? Ugualmente, negli anni '30 A MILANO (non in Swaziland) Antonia Pozzi pur essendo una ragazza BENESTANTE si è suicidata: i suoi stessi amici e coetanei le dicevano di lasciar perdere: querula o "troppo femminile"... come se "femminile" fosse un insulto!
Sono amico e fan di Marina Spada: sarò orgoglioso di vedere dove ha portato il suo sguardo discreto e inesorabile dopo l'incantevole COME L'OMBRA.
"Per riflettere sulla poesia e sulla sua necessità", dice l'invito al Cinema Mexico. Tema attualissimo -direi- dopo la morte di Alda Merini. Che ricordo ancora anni fa, seduta per gioco alla cassa della libreria Chimera Magazine di via Cicco Simonetta, appena rientrata a Milano. Burbera, fin antipatica. Magnetica, polemica. L'incongruenza della sua figura con i funerali nel Duomo e la camera ardente in Comune mi ha fatto pensare proprio ad Antonia Pozzi, o ad un altro uccellino troppo fragile per i tempi in cuiha vissuto, Liseli Marazzi Hoepli che la figlia ha celebrato in UN'ORA SOLA TI VORREI.
Tre vite drammatiche di donne della stessa città, la mia, Milano: sarà mica un posto che con la poesia ha un rapporto drammatico?
Forse le donne che non giocano al ribasso ci invitano a distogliere l'attenzione -anche solo un'ora- dall'omologazione e andare oltre il tempo: POESIA CHE MI GUARDI.
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