lunedì 5 aprile 2010

PROVACI ANCORA, FERZAN.

Con "Mine Vaganti" ho avuto due conferme: che Ferzan Ozpetek non sa ancora fare un film ma che - allo stesso tempo - molti altri spettatori pensano di sì.

Da un po' di tempo, vedendo certe maleducazioni dei "nuovi italiani", penso sconsolato "ognuno ha gl'immigrati che si merita". Voglio dire, è inevitabile che chi da una nazione si stabilisca in un'altra riesca ad assimilare della nuova i peggiori difetti; e sarebbe proprio impossibile che non succedesse quando l'esilio è artistico, volontario, non di persona costretta da necessità economiche.
Diciamo che a un/una badante basta portare un anziano fuori casa per rendersi conto che gl'italiani hanno un pessimo comportamento sociale (presempio fanno cagare il cane per strada senza poi pulire, non si fermano con l'auto per lasciar passare i pedoni sulle strisce, parlano col telefonino ad alta voce sui mezzi pubblici). Ferzan Oz invece guarda la TV e si rende conto -con occhi più disincantati e ricettivi dei miei che qui sono nato - di che cosa può piacere agli italiani. In questo senso Ozpetek è un po' badante anche lui, un badante dell'immaginario collettivo.

A riprova involontaria del mio feeling, ho visto il film in un cinema di Prima Visione ma ben lontano dal centro storico milanese (il Ducale di piazza Napoli) e ho sentito i commenti del pubblico: era una celebration! Risate, risate, risate e piaceva ad esempio la reazione di Ennio Fantastichini quando il figlio maggiore si dichiara gay: il commento della coppia di uomini alle mie spalle era "Ehi, che forte il papà!": fossero omofobi soft o gay incanalati nel perbenismo era indifferente, visto che a me Fantastichini pareva sgangherato. Altri alle mie spalle hanno commentato per tutto il tempo il film come avrebbero fatto davanti alla TV di casa, una tipa a lato si è pure tolta le scarpe.
Mettetevi comodi: quello zic in più di spettacolo non è solo il grande schermo, ma il trasgressivo parlare di omosessualità ... argomento in cui riconosciamo il regista turco particolarmente capace, forse perché così è più facile vedere i panni sporchi lavati ed esposti al pubblico. Vada dove vada, lasciamo a questo qualcuno un po' estraneo il compito di farlo, perché non avremmo il coraggio. E i temi che tocca sono più importanti del suo stile o della coerenza.

Dal punto di vista del rigore registico, anziché "Mine Vaganti" per me si poteva chiamarlo "Senza Vergogna, ma con Tanta Buona Volontà". Per tutto il primo tempo mi è sembrato di essere immerso in un torrente di montagna dove infiniti sassolini mi scalfivano nel loro scorrere insensato: erano i personaggi e le battute in libertà, accostati in maniera random.
Per chi ha visto il film (senza rovinare troppo lo spettacolo a chi deve ancora) citerei: a chi la ragazza viziata dalla guida spericolata sfregia la macchina, e per vendicarsi di cosa? I gay devono davvero proporsi in versione culo da barzelletta? E' credibile che la sorella ottusa diventi poi frociarola?
E a proposito di sbambanamento, c'è anche la solita colonna sonora vagamente enfatica, che valorizza ogni momento come fosse un grande momento, e una macchina da presa che nelle scene della famiglia a tavola gira in cerchio, cercando chissà cosa. L'assenza di controllo registico, il repentino cambio di stile nei personaggi, lo sbandamento di ogni come e perché è riuscito a mandare in tilt persino Ilaria Occhini in alcune battute (un mostro di autocontrollo, come si vide l'anno scorso in Mare Nero, di Federico Bondi).

Comunque se piace il genere non so dove ma ci vado, forse "Mine Vaganti" è il miglior film di Ozpetek: uno slalom di luoghi comuni da campionato, con una recitazione a dir poco telefonata fino a rendere solida l'inconsistenza, vestita come sempre da filosofia. Usando come salvacondotto la buona intenzione.

Sì, perché un valore il film ce l'ha: smitizzare un po' l'omosessualità, anzi LE omosessualità anche se con strumenti e stile "tutto va bene". E la scena finale con musica turca in cui la vita e il tempo che passa si trasformano da dolore a catarsi collettiva (dove tutto ritrova il suo posto) è anche bella. Peccato ci sia stato bisogno di un film sbarellato per arrivarci, ma pr un film non muore nessuno. E per la salute mentale collettiva è senz'altro meno dannoso di un'opera di Federico Moccia.

Alcune curiosità: i posti di Lecce sono stati scelti molto bene, e nel film facevano il bagno dove lo facevo sempre io, alla pineta del vizio. Di Patty Pravo, usata come "conferma visionaria", la versione scelta di "Pensiero Stupendo" fa schifo. Ho notato che nelle riprese il logo del computer (la mela del Macintosh) è stato coperto da un adesivo, mentre quello della maglietta rossa di un gay (D&G) no: per definire la deficienza bisogna dare coordinate più precise. Battute come quella su Alberta Ferretti, le avesse fatte un regista etero, gli avremmo dato dello stronzo. Come gay "qualsiasi" (e molto più credibile delle 4 sfrante) compare a un certo punto un tipo molto bello nella parte di un infermiere: ho scoperto nel web essere un famoso truccatore.
C'era poi un altro uomo - più bello della luce - non tra i gay ma nella parte dell'addetto pompe funebri al funerale della nonna. Non sono riuscito a tirarne giù il nome nei titoli di coda. Ditegli che lo amo.

6 commenti:

  1. ma sì, Ferzan Ozpetek è un esorcismo collettivo. si lascia parlare d'omosessualità un turco perché italiani non sanno che pesce prendere, su questo tema.

    RispondiElimina
  2. L'ho visto questa sera. Grottesco, a volte al limite dell'insulto di un intelligenza anche solo media. E poi ci si fa distrarre da sentimentalismi e ipotetiche dinamiche interiori che distolgono lo sguardo dalla vera natura di questo film. Mi spiace che talvolta ci si faccia ingannare così banalmente.

    RispondiElimina
  3. A volte sembra quasi un film diretto da un etero gayfriendly, per tutti i luoghi comuni che ci sono dentro (gli amici checche che cantano, ballono da dive e sculettano o peggio ancora si innamorano dell'etero sposato)... però Preziosi e un'improbabile Scamarcio gay mi sono piaciuti, almeno mi hanno fatto simpatia... più dei froci rappresentati con i soliti cliche triti e ritriti... non credo possa piacere ad un gay italiano sano di mente e consapevole... piace sicuramente agli etero e a quei gay che ancora sono felici se sono accettati.... Ferzan temo non sappia più che dire...

    RispondiElimina
  4. e ha vinto a New York un premio... sì, come film che invita al turismo in Italia

    RispondiElimina
  5. Eppure ne prendono tanti di pesci gli italiani.... quando nessuno li vede ovviamente.... e non importa se sono di destra o di sinistra, sposati o fidanzati, cattolici o atei, del sud, del nord, delle isole... Finiremo comprati da qualche potenza straniera... spero solo di essere già morto, dalle risate ovviamente!

    RispondiElimina
  6. Che gl'italiani apprezzino il pesce è un fatto, ma la prola maledetta resta in bocca a chi l'ha detta, ed è "gay" solo chi decide di dirlo.

    Quanto ad essere comprati, boh, lo siamo già. Certo vorrei che l'Italia fosse un territorio d'oltremare amministrato dal governo svedese, per esempio.

    RispondiElimina