sabato 6 marzo 2010

L'IGNORANZA ARRIVA DALL'ALTO.


L’altro ieri, venerdì 5 marzo sono stato alla Terrazza Martini (spettacolare vista panoramica a fianco) per un incontro tra Liliana Cavani con il suo pubblico di Milano: ho così avuto l’occasione di vedere di persona per la prima volta la celebre lounge e la famosa regista. Non sono un cinefilo né un esegeta della sua opera, ma ho visto nel tempo molti film della signora Cavani, e alcune interviste che me l’hanno sempre fatta sentire, e forse so il perché, molto vicina. Ricordo in particolare la sua recente comparsa, incazzata, nel bellissimo film DI ME COSA NE SAI sulla morte del cinema d’autore in Italia: andava in cerca di una copia completa e in buono stato di “Al di là del bene e del male” per magazzini improvvisati o dimenticati.

Nell’incontro dell’altra sera ha confermato di essere un’autrice e un’intellettuale con una visione molto personale, combattiva e laica. Ha detto cose interessantissime tipo “Ho fatto cinema perché il cinema è la letteratura della mia epoca” ed ha attribuito all’invidia della carta stampata verso l’immagine in movimento la scarsa qualità/quantità di dibattito sul cinema (a differenza dei libri), proprio perché cinema e TV sono 2 mezzi hanno rubato ai quotidiani l’attenzione della massa.

Parlando di Milano come “città moderna d’Italia” (vs Roma “città della storia”) ha ricordato che mentre girava “I Cannibali” (Milano,1969), la gente scavalcava o evitava con indifferenza i cadaveri lasciati in giro per la città per esigenze di scena (come recentemente è successo a Napoli dopo un delitto di camorra). E ha commentato “Il motivo è semplice: la gente cerca di evitare le grane. Altrimenti non si capirebbe perché hanno portato via tanti ebrei, o è salito al potere al potere il nazismo. Tutti siamo bravi ed etici nelle intenzioni, ma spesso si evita di agire davvero, e la differenza si vede solo al momento dei fatti”. T’è capì la Liliana?

Ha poi spiegato come l’è venuto in mente “Il portiere di notte”, ossia per le testimonianze di 2 tra le intervistate del suo documentario “La donna nella Resistenza”: una tornava in vacanza (!) a Dachau ogni anno una o due settimane “per pensare”, e un’altra non riusciva ad accettare che il campo di concentramento l’avesse fatta diventare quel che non avrebbe mai voluto essere ed era purtroppo stata, ossia una che per istinto di sopravvivenza era arrivata a rubare alle proprie compagne di prigionia. Ha raccontato che “Il portiere di notte” – uscito prima in Francia che in Italia - se in Francia aveva avuto critiche negative ma comprensibili perché rendeva eroe un personaggio negativo, in Italia era stato censurato solo perché in una scena la donna faceva l’amore stando sopra l’uomo (!). Al censore che glielo ha comunicato lei ha risposto “Sa, è una cosa che può succedere”. Era l’unica cosa che aveva preoccupato i censori italioti e questo le ha fatto commentare “Del resto si sa: più che un paese religioso, l’Italia è un paese bigotto”.

Ma la cosa più strana è che quando hanno proiettato un bellissimissimo cortometraggio, il suo primo lavoro, “Incontro di notte”, secondo me una storia di omosessualità maschile latente o mancata (era lì da vedere, e il tema ci stava anche perché la Signora Cavani ha poi fatto un film su Tom Ripley che dell'omosessualità celata ha fatto un topos che quel corto in qualche modo anticipava) ma il critico Fabio Francione di Hollywwod Party (Radio3) e l’Assessore alla Cultura Massimo Finazzer Flory si sono complimentati perché a loro faceva venire in mente il melange multietnico e razziale (uno dei 2 attori era di colore).

Come se non bastasse il Finazzer Flory che ha inanellato per tutta la sera luoghi comuni (veniva da rimpiangere Sgarbi) ha concluso l’incontro con un lamento oh tempora oh mores del tipo “Il vero problema oggi è che l’ignoranza arriva dall’alto”.
Ops! Propri lü! Era una confessione d’incapacità? Un’accusa al Presidente del Consiglio inventore della TV spazzatura italiana il cui partito ha peraltro nominato lui Assessore alla Cultura? Misteri della Terrazza Martini.

Alla fine mentre tutti sbevazzavano il cocktail che dà nome alla Terrazza, mi sono avviato verso l’uscita. Ma mi sono imbattuto nella medesima Liliana Cavani, così ho pensato di fare l’unica cosa sensata: parlarle, per il semplice onore di farlo.
Aspettando il mio turno ho pensato che era una donna bellissima, di presenza e carattere deciso come la mia amica Rosamaria (il tratto familiare?); stava dicendo a una ragazza del pubblico che non era preoccupata. Nonostante l’evidente degrado sociale e del ruolo femminile in Italia, si sarebbe preoccupata solo quando avrebbe avuto paura d’essere aggredita una notte da donne teppiste, il che sarebbe anche stato indice che l’effettiva parità era raggiunta.

Io le ho detto che ero curioso di sapere se la copia di “Al di là del bene e del male”.l’aveva finalmente trovata e mi ha risposto che no. Sconsolata: “Quanti musei d’arte contemporanea inutili aprono, e le opere del cinema vanno in malora. Farei pagare il restauro delle opere cinematografiche ai galleristi, con tutti i soldi che fanno”.
Quando le ho ricordato che c’è poca speranza visto che il Presidente del Consiglio attuale è l’inventore della televisione commerciale che ha ucciso il cinema di qualità e che proprio un rappresentante di quella formazione politica ha avuto il pessimo gusto di sentenziare quella sera che “Il vero problema oggi è che l’ignoranza arriva dall’alto” ha sorriso come un taglio, cinica e stoica insieme.

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