sabato 6 marzo 2010

CHE DIESEL TE LA MANDI BUONA.

Forse bisognerebbe dirlo una volta per tutte: la nuova campagna Diesel è una merda. Di più, una pernacchia fascista. Questa nuova discesa verso il basso della reklame fa l’effetto di quelle cafonate subìte nell’adolescenza da parte di un compagno di classe gradasso e a cui non sai come reagire. E in questo caso non puoi chiamare la Profe o il Preside a difenderti, né la Polizia ad arrestare il Signor Rosso (a proposito di bulli, m’ha sempre colpito la quasi omonimia e la somiglianza fisica del proprietario Diesel con Vasco Rossi). Né (se si amasse la censura) si può chiedere il ritiro della campagna all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria: il meccanismo mentale su cui lavora, pur essendo osceno nella sostanza, è troppo subdolo per essere censurato.
Dunque è solo con l’intelligenza che si può reagire, la stessa intelligenza di cui la campagna di dichiara nemica. E non mi spiace neppure di fargli a mia volta pubblicità, nel timore di un assioma tipo “bene o male, purché se ne parli”. Educazione e misura sono valori più importanti e invitano ad uscire dall’indifferenza.

Personalmente mi manda sempre in stato di all'erta tutta la comunicazione che si basa sul meccanismo del “double bind” emotivo ossia la chiamata a complicità del lettore/spettatore che diventa un gancio continuo fino alla sua totale sottomissione (messa in atto, ad esempio, in alcuni film dell’orrore o anche in pezzi importanti del cinema come “Le Iene” di Tarantino o “Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante” di Greenaway quando tocca il tema del cannibalismo). E’ un espediente/struttura per me inaccettabile perché tende ad escludere la mia intelligenza e trasformarmi in un pollo da batteria, ma fino a un certo punto il mio è e resta un giudizio personale, dettato da stile e sensibilità, senza giudizi di merito sul valore dell’opera (tant’è vero che i gialli mi piacciono).
Parlo invece di schifo quando il meccanismo viene giocato al ribasso, ed è quello che Diesel fa in questo caso con un messaggio paradossale del tipo: se sei intelligente mi capisci, nella vita è meglio essere stupidi.
Nonostante sia stata concepita all’estero (Diesel pensa che i pubblicitari italiani non sono abbastanza bravi a fare gli stupidi) è una campagna che solo da paese in totale deriva umana e cerebrale come il nostro poteva arrivare, con soubrette, prostitute e igieniste dentali candidate alle elezioni e uomini che non vorresti neppure come meccanici per la tua auto in posti di governo e responsabilità.
Dalla nazione che meglio sta mettendo a frutto la dittatura mediatica che si nutre della deficienza di massa programmata, arriva una pubblicità del tutto coerente, il vero T'Inculpop dell'epoca Pop.

Ma, a parte il fatto che il sentirsi dare dello stupido da chi ti vende i jeans ad un prezzo n volte superiore a quello che si può trovare in un'altra rete commerciale tipo H&M e Zara, questo disfattismo furbo, questa poesia del menefreghismo e dell’offesa mostra già il fiato corto. Nei soggetti della campagna pubblicitaria ove ai titoli si affiancano immagini fotografiche il gioco cade e il brillìo dell'operazione scema. Del resto, il fascismo e la propaganda totalitaria diventano oleografiche quando a fianco delle parole arriva l’immagine. E se far sentire orgogliosi gli stupidi di esserlo è un controsenso, far sentire stupidi gl’intelligenti è un nonsenso, una boutade, una puttanata da bar sport.
A differenza di campagne bellissime del passato Diesel (quella sul riscaldamento globale o dell'avvento al potere da parte delle persone di colore), qui si tira fino alla prossima stagione. Autodistruzione e liberazione. Che Diesel te la mandi buona, come se non esistesse più il futuro. Tanto non serve.

Ma va la'... E mettiamola su un piano emotivo, perché su quel livello gioca la campagna. Nel 1984 o nel 2010 la mia inconsistenza/leggerezza/incoerenza sono l’unica cosa veramente personale che ho, e non sono in vendita, o meglio nessuno può interpretarla. Meno che meno una scema che sale su una scala per far vedere le tette a un militare del Checkpoint Charlie.
Per questo eviterò per un po’ di mesi di entrare in negozi che certificano –a caro prezzo- la mia stupidità, e me la terrò gelosamente, tutta per me.

4 commenti:

  1. Caro Pavlov,posso darti ragione fino ad un certo punto,ma la verità di questa campagna pubblicitaria non è poi così "stupida".
    Spiegatami dall'ufficio marketing della Diesel,l'idea nasce dalle "cose stupide" che Rosso a fatto nella sua carriera.Del tipo,nel 1978 andando in giro con la sua macchina scassata a vendere un jeans che sembrava usato ma in verità non lo era,preso per stupido guarda dov'è arrivato...criticato e deriso perchè è stato il primo brand ad aprire un e- commerce ed ora tutti lo fanno.Vendere un jeans agli americani,ora Diesel fattura più di Levi's,aprire un negozio in Madison talmente grosso che non aveva la merce per riempirlo,quindi fece costruire un bar all'interno per ovviare a questo problema,questa stupidità nel 2001 gli fece fatturare 1 milione di dollari di incasso al mese ed il primo negozio al mondo con un bar.Aprire non ricordo quanti negozi nel 2009 (periodo di crisi economica mondiale)che ora invece sono decollati.Insomma sto Rosso ne ha fatte di cazzate ma in ogni caso è un grande imprenditore.;)

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  2. La peripezie del fondatore Diesel e della sua auto (rende vintage tutto quel che usa?!?) non mi sembrano il tema della campagna, che critico per il suo disfattismo insensato.
    Riconosco che ci sia genio in operazioni come "The Luxury of Dirt", ossia vendere prodotti lacerati e sporchi per dare idea di "vissuto" a gente per cui il lavoro duro non esiste più (macché operai veri, bastano i Village People). Geniali anche le persone di colore al potere o la bellezza del cambio climatico coi pappagalli a Londra...
    Ma Be Stupid è un invito che mi fa pena.

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  3. è vero. Diesel fa leva sul senso d'inadeguatezza che ciascuno di noi ha, e la frustrazione che ne consegue.
    un meccanismo perverso e irritante, aggravato da una complicità tipo "se tu mi leggi non sei stupido, anche se dici di esserlo... anzi ti dico io: sei fashion".
    mentre li sta davvero trattando da fessi, vendendo stracci a 20 volte il loro prezzo.

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